19 Mag Ricostruzione CHIESA di S.BERNARDINO in LIONI _ pubblicazione
Ricostruzione della Chiesa di S. Bernardino da Siena in Lioni
a cura di Angelo Verderosa
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Come architetto mi occupo da tempo, prevalentemente, di opere pubbliche, finanziate cioè con fondi dello stato italiano, spesso, destinati alla ricostruzione del patrimonio storico-architettonico distrutto dal sisma del 23.11.80; mi sono occupato, quindi, anche di restauro e, o ricostruzione di chiese, assecondando una mia specifica vocazione sorta già durante gli anni della mia formazione progettuale.
La mia prima esperienza didattica di composizione, nel 1979, è stata proprio immaginata nel quartiere di S.Bernardino: un nuovo complesso parrocchiale che aveva come modelli Notre Dame du Haut a Ronchamp di Le Corbusier , la chiesa di Riola di Aaalto, le chiese di Larderello, dell’Autostrada e di Longarone di Giovanni Michelucci.
Dopo gli studi universitari ho avuto modo di proseguire la sperimentazione compositiva nel campo liturgico occupandomi della ricostruzione della nuova cattedrale di Conza della Campania, della chiesa madre di S.Mango e, su concorso di idee, del progetto per un complesso parrocchiale ad Acilia per il Giubileo dell’anno 2000.
Il progetto di S.Bernardino in Lioni ha fatto seguìto a dette esperienze e rappresenta una sintesi (realizzata) ed una evoluzione ragionata dei miei precedenti studi; per quanto detto e per quanto, di seguito, esporrò, occupa quindi un posto molto importante nel mio cuore e nella mia esperienza professionale.
La media degli anni necessari in Italia, tra ideazione e realizzazione di un opera destinata alla collettività, è di circa 10 anni: la nuova chiesa, da questo punto di vista, rappresenta già un’unicità; tra la data di concessione edilizia e quella di ultimazione dei lavori è trascorso precisamente un anno! Tutto è accaduto grazie alla determinazione che ha animato i giovani componenti del comitato di ricostruzione, costituito fra gli abitanti del quartiere. Pinuccio Santoro, Ernesto Pallante, Tonino Cervasio e tanti altri, sostenuti da P.Anselmo Finelli e accompagnati da D.Tarcisio Gambalonga, si sono letteralmente trasferiti, durante le fasi di progettazione, presso il mio studio; riunioni progettuali, modelli plastici in legno e cad, e sopralluoghi di cantiere si sono succeduti a ritmo incalzante. Insieme ai collaboratori del gruppo progettuale, in particolare l’arch. Rocco Lettieri e lo strutturista ing. Michele Iannuzzelli, si è affrontata in anticipo ogni problematica tecnologica ed economica ad evitare tempi di fermo o ritardi di cantiere; si è partiti senza i fondi necessari ma tutti intimamente sapevamo che il cantiere una volta avviato non si sarebbe più fermato.
Il progetto è nato alla ricerca di una forma di pianta geometricamente perfetta, capace di contenere valenze simboliche della cristianità: ho scelto il cerchio che rappresenta l’unità, l’assemblea, l’infinito, Dio. (Wittkower in “Architectural principles in the age of humanism” scrive: “la figura geometrica più perfetta è il cerchio, cui viene perciò conferito un significato speciale. Dio, è il vero centro dell’Universo, ciò che di più intimo vi è in ogni cosa, ma, nello stesso tempo, è la circonfernza dell’universo, che travalica ogni cosa incommensurabilmente”).
Ho cercato poi un dialogo con quanto circondava l’area della chiesa: c’era da cominciare a costruire anche un’idea di luogo, di piazza, in modo da superare l’attuale funzione di svincolo stradale a cui è soggetta l’area. Impresa non facile!
Le costruzioni all’intorno sono già completamente definite; l’andamento orografico, con una accentuata pendenza, sfavorisce l’unificazione degli spazi collettivi. Si apriva invece la possibilità di dialogare con la parte del centro storico che prospetta verso S.Bernardino e che va dalla Fontana Vecchia alla piazza di S.Rocco. Nello sky-line urbano sono individuabili il Municipio, la Chiesa Madre con il poderoso, sopravvissuto Campanile, la nuova cupola di S.Rocco. Unico elemento del centro storico, risparmiato dal terribile terremoto e avvistabile da S.Bernardino, era proprio il Campanile della Chiesa Madre: su di esso, è stato orientato l’asse compositivo dominante la nuova Chiesa. Il campanile di S.Bernardino, costruito in mattoni e portante l’antica campana, irto come due braccia al cielo unite in preghiera, segna proprio l’asse congiungente le due chiese.
In alzato i volumi che si sviluppano da ciò che appartiene alla geometria del cerchio sono materializzati dall’uso della pietra; tutto ciò che invece appartiene alla geometria del quadrato inscritto nel cerchio è trattato con semplice intonaco. Al di sopra dei due semicilindri in pietra emerge la “torre colombaia” che con le sue proporzioni e le piccole feritoie si fa memoria degli antichi casolari della campagna irpina oramai distrutti. Qui la valenza simbolica è contenuta nel riferimento mnemonico: è simbolo di pace e di fraternità.
All’interno sono ancora leggibili le articolazioni dei volumi e dei materiali dovute al dialogo tra cerchio e quadrato. In alto domina la copertura in legno massello di castagno costruita con “fuso” centrale che elimina la classica tirantarura di catene orizzontali: è senza dubbio la componente d’opera che ha richiesto maggiori studi statici e sperimentazioni sui modelli, prima della messa in opera. Questa copertura è “autoreggente”: è cioè semplicemente appoggiata sui muri perimetrali e non riceve alcuna forma di collaborazione dall’incastro perimetrale; le componenti metalliche “ferrate in opera” equilibrano gli sforzi tra loro facendo in modo che alle estremità non venga trasmessa alcuna spinta orizzontale.
Le dimensioni di pianta sono molto contenute ma proporzionate alle funzioni che la chiesa di quartiere dovrà assolvere: 83 mq. per l’aula e il presbiterio, 16 mq. per la sagrestia, 16 mq. per la saletta del comitato; il volume lordo è di circa 1045 mc.
Il preventivo economico iniziale è stato sostanzialmente rispettato:
il valore complessivo dell’opera eseguita è stimabile in circa 250 milioni.
I lavori sono stati diretti ed eseguiti con entusiasmo unico: a fine giornata di lavoro ognuno era ansioso di vedere ultimato il lavoro del giorno dopo; tutta la mano d’opera ha potuto partecipare e discutere in ogni momento di scelta tecnologica; il tracciamento, gli scavi, le opere di fondazione, le strutture in cemento armato, la copertura in legno, gli impianti, gli intonaci, le pavimentazioni, gli infissi, gli arredi; ogni particolare èstato preventivamente discusso e partecipato agli esecutori, direttamente in cantiere: visto che il cantiere si portava avanti grazie alla partecipazione di lavoratori occasionali e di commercianti e artigiani che man mano donavano le varie componenti d’opera, ad ognuno è stata fornita motivazione di quanto ci si accingeva a fare; il cantiere è stato veramente un piccolo laboratorio di “ricostruzione anche sociale”. Tranne che nella fase inizale, delle opere in c.a., dove vi è stata la presenza responsabile dell’impresa Del Priore, non c’è stata in seguito, la figura dell’ “impresa” o del “direttore di cantiere”; si sono evitate questioni di attrito dovute a contabilità o varianti a farsi , come solitamente capita!
Ne è scaturito un rapporto di cantiere sereno, unico e particolarmente intenso dal punto di vista umano; docenti, medici, parrucchieri, tipografi, carrozzieri, pensionati, disoccupati, massaie, …. sono stati loro gli animatori del cantiere e gli esecutori dei disegni progettuali!
La chiesa ricostruita è un nuovo segno spirituale e urbano voluto dagli abitanti del quartiere: a chi la visiterà offrirà un riferimento, una pausa, un momento di silenzio, un’emozione spaziale.
Il risultato raggiunto, a partire dal 19 maggio 1996, sarà visibile a tutti: ci sono sicuramente delle imperfezioni, dei piccoli discostamenti dal programma originario, qualche materiale non sarà stato posato nel migliore dei modi…. scusateci e …. accontentatevi; è quanto abbiamo tutti potuto, in un anno, senza chiedere nemmeno un soldo allo Stato!
Non solo i friulani sanno rimboccarsi le maniche!
ANGELO VERDEROSA
architetto
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PREFAZIONE
E’ motivo di viva esultanza per il mio cuore di pastore di questa nostra Arcidiocesi, così disastrata ancora per le conseguenze del terribile sisma del 23 novembre 1980, riaprire al culto la Chiesa di S.Bernardino da Siena in Lioni, riedificata con il generoso contributo di lavoro e di denaro della nobile popolazione lionese, senza nessun intervento di contributo statale, sotto la guida benemerita e gratuita dell’architetto Angelo Verderosa, progettista e direttore dei lavori dell’opera, cui va il mio grato pensiero.
A tutti, il mio benedicente ringraziamento ed in particolare al comitato promotore con il presidente Giuseppe Santoro ed il cassiere Ernesto Pallante.
Il mio sincero plauso al venerato Padre Anselmo Finelli Rettore della ricostruita Chiesa e all’infaticabile Arciprete D.Tarcisio Gambalonga.
Formulo il fervido augurio che la Chiesa di S.Bernardino, vero gioiello d’arte sacra e di perfezione liturgica, sia un centro di culto e richiami i devoti del santo ad una rinnovata testimonianza di vita cristiana vissuta in intenso impegno di preghiera e di operosa carità.
Con larga benedizione.
+ MARIO MILANO Arcivescovo
Lioni, 19 maggio 1996
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IL QUARTIERE S.BERNARDINO E IL SUO NUOVO TEMPIO
Quando tanti secoli fa fu innalzata la cappella in onore di S.BERNARDINO, i nostri padri non potevano pensare certamente alla meravigliosa struttura architettonica dei tempi moderni e allo sviluppo della zona anzitempo solo agricola. Il quartiere ha completamente cambiato faccia e vi è stato un progresso veramente straordinario. Sono scomparse, anche in parte per il sisma del 1980, tutte le vecchie case e sorti bei palazzi e belle case genialmente ideate dai nostri tecnici e costruiti da mano d’opera lionese. Infatti tutti si sono resi abili costruttori. Non poteva mancare un centro come casa comune che incanti chi lo ammira e che l’acume tecnico di un giovane architetto ha voluto rendere veramente meraviglioso.
Lillino Verderosa, già all’età di 18 anni, con un progetto scolastico per un complesso parrocchiale, immaginò un qualcosa di nuovo e diverso per S.Bernardino. Da piccolo intenditore d’arte ammirai quel progetto e pensai che Lillino doveva essere il progettista del tempio che avrebbe dovuto sorgere sul luogo della vecchia cappella. Lillino vi ha lavorato con intelletto e amore. Personalmente non so se ammirare la grandezza del tempio o la fraternità solidale di chi ha saputo coniugare il disinteresse e l’amore al lavoro per l’avveramento del sogno di vedere il tempio ultimato in un solo anno. Giacchè si è verificato un gesto mai visto, che ha premiato la atavica fede della nostra Lioni. Alla propria contribuzione si è voluto aggiungere il lavoro spontaneo frutto di amore verso il quartiere e verso il Santo. Non solo, ma il comitato composto di giovani e meno giovani, ha voluto rendersi mendicante per racimolar il necessario per la costruzione. Ditte ed imprese si sono emulate nella generosità donando il materiale necessario all’uopo. Tetto ed infissi sono doni di valore che saranno ricordati ai posteri quale esempio di generosa carità ed espressione di fede sincera.
Un plauso alle nostre donne di quartiere. Dinanzi a una mobilitazione non vollero essere da meno e con il filato fecero fruttare un bel gruzzolo. Ancora un plauso ai ragazzi che vollero cimentarsi anche loro nel mendicare per S.Bernardino. Un grazie sincero a tutti perchè S.Bernardino sia veramente prodigo di grazie da parte di DIO e perchè il tempio nel suo maestoso splendore serva a farci sentire sempre più cristiani di quella stoffa verace che ringiovanita non invecchi mai più.
P. ANSELMO FINELLI
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19 MAGGIO 1995 – 19 MAGGIO 1996 : UN IMPEGNO, UNA REALTA’
Un’antica campana risalente al 1836 e la statua ottocentesca del Santo sono le uniche cose che il sisma del 1980 ci ha lasciato in eredità dell’antica cappella di San Bernardino, luogo di culto di Lioni a cui la gente, particolarmente quella dell’omonimo quartiere, era ed è molto affezionata. Sul luogo della crollata chiesetta prese posto, provvisoriamente, una struttura prefabbricata in cui venne trasferita la Parrocchia della Chiesa Madre, anch’essa distrutta. Ma l’anno scorso la Chiesa Madre ha avuto come nuova sede la ristrutturata Chiesa dell’Annunziata, al centro del nostro paese, ed il Santo venne sistemato in un altro prefabbricato della zona. Per chi ha fede, si sa, non conta molto il luogo in cui si prega, ma sicuramente non ha peccato di presunzione chi in cuor suo ha desiderato per il Santo e per tutti noi, legati ai ricordi, una cappella con mura vere e solide.
La voglia di ricostruire la Chiesa nacque, allora, dalla grande volontà di far rivivere una parte del nostro passato ed assicurarne l’esistenza in futuro, consci del fatto che l’impegno che stavamo per assumerci richiedeva serietà e collaborazione.
Ma non solo. La riuscita di tale impresa, infatti, oltre ogni buon proposito, necessitava di finanziamenti. Da dove cominciare allora?
Innanzitutto bisognava fare il punto della situazione, ovvero accertarsi se per la ricostruzione della cappella vi era disponibilità di finanziamenti da parte dello Stato o da altri Enti Pubblici. A tal proposito Giuseppe Santoro ed Ernesto Pallante, rispettivamente pro-presidente e cassiere dell’attuale comitato, ritennero opportuno recarsi all’ufficio tecnico comunale per accertarsi dell’esistenza della domanda, relativa alla ricostruzione della chiesa, che si presumeva fosse già stata inoltrata da tempo. Purtroppo, l’esito dell’indagine fu negativo. Non esisteva alcuna documentazione relativa al caso e pertanto non si poteva più usufruire dei previsti fondi della legge 219 sulla ricostruzione per decorrenza dei termini.
Delusi, forse, ma non scoraggiati, non si lasciò più correre tempo e tutto il comitato fu in breve portato a conoscenza della situazione. Entusiasmo e grinta , da sole, non bastavano. Occorrevano una concessione edilizia e soprattutto i fondi per la ricostruzione.
Cominciarono incontri e lunghe riunioni per organizzare il da farsi.
Incoraggiati da Padre Anselmo Finelli e aiutati dal Parroco Don Tarcisio Gambalonga, trovammo la disponibiltà dell’architetto Angelo Verderosa, che aveva già studiato in passato l’area di S.Bernardino; insomma non ci siamo fatti impressionare da quella che in un primo momento è parsa a qualcuno un’impresa irrealizzabile e ci siamo subito attivati.
Nel mese di gennaio 1995, in rappresentanza del comitato, i signori Giuseppe Santoro, Ernesto Pallante, Antonio Cervasio e Andrea Pezzella chiesero di essere ricevuti dall’Amministrazione Comunale per discutere l’effettuabilità del progetto e l’iter da seguire. Erano presenti l’architetto Verderosa e l’Arciprete Don Tarcisio; il Sindaco Colantuono e l’allora vice-sindaco Salzarulo confermarono la disponibilità dell’amministrazione per la concretizzazione del progetto. Lo stesso Salzarulo e l’assessore Milani s’impegnarono nell’espletamento delle pratiche burocratiche, recandosi più volte al CO.RE.CO. di Avellino per sollecitare il rilascio delle varie concessioni necessarie per la realizzazione dell’opera.
L’incipit è stato, dunque, l’impegno solidale di tutti i componenti, accomunati dallo stesso, identico obiettivo. A tale riguardo va detto che già da alcuni anni, e cioè dal Gennaio 1992 , quando appunto si è costituito questo comitato, nell’annuale festa del 20 Maggio in onore del Santo la puntuale raccolta delle offerte è stata finalizzata non solo a riproporre anno per anno la tradizione ma, soprattutto, per riservare una parte della somma da utilizzare per la ricostruzione della chiesa. La questua, le offerte dei compaesani che risiedono all’estero, le donazioni dei lionesi, sono state custodite con parsimonia ed amministrate sempre senza sprechi.
RICOSTRUIRE LA CHIESA, questo, dunque, il risoluto impegno preso dal comitato un anno fa. Da quel momento, ognuno si è messo a disposizione: alcuni con le proprie capacità manuali, altri, come le imprese, gli artigiani e i commercianti di Lioni e dei paesi vicini , prestando la loro opera e fornendo i materiali necessari; buona parte della popolazione del nostro paese, sia residenti che all’estero, hanno offerto un contributo economico.
I lavori sono iniziati con la partecipazione dei componenti il comitato, sia lavorando in cantiere, sia fornendo un sostegno morale, essendo impegnati in altre occupazioni.
Uomini e donne del quartiere di San Bernardino si sono raccolti intorno al cantiere in attività per dare in qualche modo una mano anche alla fine di già dure giornate lavorative e tra tanti altri impegni. Partecipare alla crescita della cappella che prendeva forma come un mosaico, ha significato tempo, forza e denaro; quando un anno fa, il 19 Maggio 1995, fu posta la prima pietra con la solenne cerimonia e la benedizione dell’Arcivescovo Mons.Mario Milano tale fu l’emozione che niente ci sembrò tanto impossibile da farci scoraggiare. E così è stato.
Tra i dubbi dei più scettici e le promesse dei più audaci, con l’incitamento di Padre Anselmo e di Don Tarcisio e con gli aiuti della gente che ci ha creduto, migliaia di mattoni e di pietre si sono trasformati in solide mura: in una vera Chiesa cementata dall’amore e dall’impegno che tutti hanno costantemente profuso.
E’ una scommessa vinta, dunque, la nostra. Sicuramente contro nessuno, o forse proprio con noi stessi. Non solo abbiamo voluto ridare a Lioni e a questo nostro quartiere uno dei suoi più antichi luoghi di culto ma abbiamo fatto in modo che ciò avvenisse il prima possibile.
Per tutti noi il compimento di un simile progetto rappresenta la realizzazione di un sogno. Un anno di lavoro e di grande soddisfazione, perchè, dal 19 Maggio 1996, la vecchia campana, posta sul bel campanile della nuova Chiesa di San Bernardino, potrà finalmente di nuovo suonare, grazie alla generosità e alla solidarietà di quanti, certi della riuscita del progetto, hanno riposto fiducia in tutti noi .
Il COMITATO PROMOTORE (documento a cura di Teresa e Laura Santoro)
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ELENCO dei COMPONENTI il COMITATO PROMOTORE
per la RICOSTRUZIONE della CHIESA di S.BERNARDINO da SIENA
Santoro Giuseppe PRESIDENTE
Matteo Angelo V.PRESIDENTE
Pallante Ernesto CASSIERE
Cervasio Antonio SEGRETARIO
Ambrosino Bernardino
Bosco Alessandro
Bosco Michele
Capobianco Pasquale
Ciotta Nicola
Colantuono Antonio
Cozza Pasquale
Della Sala Ubaldo
Di Conza Giovanni
Di Lalla Mauro
Di Paolo Guido
Finelli Alfonso
Finelli Nino
Finelli Pasquale di R.
Finelli Pasquale di A.
Finelli Renato
Finelli Rocco
Garofalo Tommaso
Giorgio Felice
La Pegna Pietro
Lardieri Rocco
Mancuso Angelo
Manfredonia Basilio
Napolillo Antonio
Napolillo Emilio
Napolillo Gaetano
Oliviero Enrico
Pepe Rocco di Angelo
Pepe Rocco di Antonio
Pepe Salvatore
Perna Gaetano
Perrone Gaetano
Pezzella Andrea
Pizza Michele
Porciello Antonio
Riccelli Pietro
Sagliocca Antonio
Dott. Santoro Domenico
Santoro Giuseppe di Teodoro
Santoro Nicola
Santoro Rocco
Voglino Alfredo
Zarra Felice
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Questo volume è stato impresso nella
POLIGRAFICA IRPINA – LIONI –
in 1000 esemplari
nel mese di Maggio 1996
per ordine e conto del Comitato S.Bernardino -Lioni-
Illustrazioni fotografiche:
archivio Verderosa: copertina, pag.
Ernesto Pallante : pag.
archivio Comitato: fotografie e documenti storici