14 Dic Prefazione di Massimo Pica Ciamarra
Il recupero dell’architettura e del paesaggio in Irpinia, Manuale delle tecniche di intervento (a cura di Angelo Verderosa) De Angelis Editore, Avellino 2005
PREFAZIONE, Massimo Pica Ciamarra architetto – Università di Napoli “Federico II”, Facoltà di Architettura _
Non amo i “manuali”, cioè i testi che, con l’obiettivo di condensare informazioni e ridurre conoscenze e processi operativi a semplificazione massima, di fatto avvalorano banalizzazioni. Soprattutto non amo i “manuali” che invadono questioni del progettare e del costruire: queste, se certamente si alimentano di stratificazioni ed esperienze, non possono essere affrontate senza la piena coscienza che ogni atto costruttivo di per sé è un unicum, per come interpreta il contesto culturale, socio-economico, spaziale ed a-spaziale dove si immerge.
Per me compito primo di un buon “manuale” è – estremizzo il concetto – “disorientare”. La raccolta di elementi e la costruzione di “codici di pratica” non deve cioè spingere verso soluzioni predefinite, bensì sollecitare in direzioni contrapposte, evidenziare alternative, far comprendere come ciascuna sia appropriata al caso specifico, spingere a valutarne positività e negatività, aiutare a scegliere in futuro l’azione di volta in volta preferibile. Il patrimonio edilizio del passato certamente mostra elementi ricorrenti: se lo esaminiamo con attenzione ci rendiamo conto però che, come è ovvio, quelli che oggi appaiono come vecchi centri non sono sorti in un istante, anzi – specie quelli cosiddetti “minori” – dimostrano stratificazioni di minute innovazioni, attente interpretazioni della morfologia, evoluzione, capacità inventive nell’affrontare e risolvere difficoltà contingenti, interpretare capacità tecnologiche ancorate al tempo ed al luogo. Nel loro insieme i manufatti della tradizione dimostrano lunghi processi di comprensione del clima, dei venti, dell’orientamento, della posizione di un grande albero o di qualcos’altro che magari oggi non c’è più.
Amo quindi i “manuali” quando testimoniano esperienze e puntano a contribuire alla costruzione di una teoria saldamente ancorata alla pratica, che non sia mai disattenzione, soluzione predefinita o acriticamente replicata, ma che sapientemente riunifichi conservazione ed innovazione.
L’esperienza alla quale qui si fa riferimento è quella di un raro intervento edilizio unitario attuato simultaneamente in più luoghi.
Il restauro dei Castelli della Terminio-Cervialto si configura come un progetto unitario ed articolato, elaborato nel 1996 in risposta ad un preciso programma, in parte realizzato ed in parte in corso, via via riprecisato e rimesso a punto nel tempo, di natura fortemente integrata: attrezzature ricettive, restauro di unità abitative complete dall’arredo alle reti infrastrutturali, spazi urbani.
La sapiente strategia d’intervento attuata dalla Comunità Montana Terminio-Cervialto e dai singoli comuni fa si che siano oggi in cantiere anche interventi che portano a realizzare significativi “attrattori territoriali”: emblematico il restauro e la ristrutturazione del Castello di Taurasi, con eccezionali funzioni museali e di laboratorio enologico. Pronti inoltre i progetti per la sala per la musica – la Music Hall che si estende nel ridisegno della Piazza di Castelvetere – e per il Castello di Quaglietta a Calabritto.
Sono effettivi autori del progetto decine di giovani professionisti, prevalentemente dell’area irpina, strutturati in unità operative ed impegnati ormai da anni anche nel seguire le attività di cantiere: l’iniziativa della Comunità e dei Comuni ha cioè portato alla riqualificazione del patrimonio edilizio dell’area e contemporaneamente alla messa in atto di un’esperienza di grande interesse formativo che ha determinato nello stesso tempo abitudine al lavoro di gruppo, esperienza di interazioni pluridisciplinari, capacità e assunzione progressiva di responsabilità professionali che ha ormai portato, di fatto, al coordinamento in loco del progetto.
L’esperienza fin qui condotta, avvalendosi del positivo clima operativo e dell’ampia disponibilità delle imprese realizzatrici (del tutto eccezionale che – almeno ad oggi – le opere realizzate non abbiano fatto registrare riserve o abituali forme di contenzioso) ha consentito di riattivare tecnologie in disuso e di sperimentarne in qualche caso adeguamenti contemporanei.
Il “manuale” scaturisce quindi da un’analisi paziente, da una ricerca progettuale specifica nell’ottica delle opportunità offerte dal sostegno di fondi comunitari, dalla sinergia di giovani professionisti e amministratori, dalla capacità di cantierizzare, nell’ambito della difficile normativa italiana, tecniche di recupero e materiali “sconosciuti” ai prezziari regionali, dalla riscrittura di disciplinari e capitolati, dal disegno e ri-disegno di particolari costruttivi, dalla passione viscerale verso il territorio e delle tracce scampate al sisma del 1980.
Angelo Verderosa, curatore del manuale, e il gruppo di Accanto impegnato nella valorizzazione e promozione del territorio altirpino, registrano oggi studi e accadimenti dell’ultimo decennio, maturati in gran parte nell’ambito del progetto dei borghi della “Terminio-Cervialto”.
Il progetto dei borghi nasce nel 1996 dalla volontà di aggregazione di alcuni comuni della Comunità Montana Terminio Cervialto interessati dal Parco Regionale dei Monti Picentini; una delle misure di finanziamento del Programma Operativo FESR, annualità 1997, prevedeva finanziamenti specifici per i comuni ricadenti all’interno delle aree naturalistiche vincolate a parco; i Comuni di Castelvetere sul Calore, Volturara Irpina, Calabritto (Quaglietta) e Taurasi, possedevano unità edilizie, nei centri storici, abbandonate dai proprietari originari in quanto “emigrati” nei cosiddetti piani di zona (delocalizzazione a seguito dei piani di ricostruzione post-sisma). Accomunati da una forte vocazione turistica, legata al parco e agli itinerari del vino, consorziandosi, i quattro Comuni si candidarono alla richiesta di fondi europei con un programma al momento unico nel suo genere in Italia. All’interno di un progetto complessivo dell’ordine dei 25 milioni di euro, la candidatura al finanziamento P.O.FESR 97 prevedeva una spesa media di circa 2 milioni di euro per ogni borgo medievale; il primo stralcio-pilota mirava al recupero dei 4 castelli col fine di un riutilizzo degli ambienti esistenti in alloggi per il turismo rurale, botteghe per la promozione dell’artigianato tipico e in piccoli musei per la documentazione delle emergenze locali.
Profilandosi tempi di attesa lunghi col POR, la Comunità Montana inoltrò richiesta di interesse al CIPE nell’ambito del completamento del programma di ricostruzione per l’Irpinia; la commissione ministeriale espresse parere positivo dando luogo, nel dicembre 1999 all’avvio di 4 cantieri.
Dopo anni di distruzioni “legalizzate” dalla “219” (mirava a favorire l’abbattimento-ricostruzione), con i cantieri pilota della Terminio-Cervialto si interviene nei centri storici attraverso logiche di recupero e limitate sostituzioni.
Nel 2002, la Regione Campania, con fondi ex Lege 64/86, co-finanzia l’iniziativa; la Comunità Montana approva e appalta il progetto delle Opere di Urbanizzazione e la fornitura di arredi e attrezzature per la messa in funzione degli alloggi e degli spazi comuni.
Il consorzio dei 4 comuni, oggi, dispone complessivamente di circa 120 posti letto, oltre a botteghe, aule per la didattica, spazi museali e per la ristorazione.
Il completamento del progetto originario dei “Borghi Medioevali”, con l’obiettivo della immediata messa in funzione, costituisce oggi l’asse portante del P.I. “Borgo Terminio-Cervialto”.
Ultimati sostanzialmente gli interventi originariamente previsti nei borghi di Taurasi e Volturara, la Comunità Montana Terminio-Cervialto promuove l’avanzamento dei borghi di Calabritto (Quaglietta) e Castelvetere sul Calore; ognuno dei 2 borghi ormai già dispone di circa 60 posti letto integrati da attrezzature di supporto logistiche alla ricettività di tipo turistico-alberghiera.
Nel 2003, i comuni di Castelvetere e Calabritto hanno confermato la propria delega alla Comunità Montana per il prosieguo della progettazione e del programma di attuazione.
Il circuito turistico, articolato tra i 4 villaggi con la possibilità di effettuare escursioni a cavallo, gustare i piatti della cucina arcaica irpina e promuovere i prodotti agrituristici e dell’artigianato locale, è, oggi, realtà: l’Accordo di programma prevede l’affidamento in gestione ad un consorzio pubblico-privato formato con imprenditori del settore turistico che coinvolgano giovani del luogo.
Fin qui gli aspetti sostanziali, ma credo utile concludere con un ulteriore accenno al contributo che questa esperienza può portare a ragionamenti più propriamente disciplinari ed alla formazione di nuove mentalità operative. Le riflessioni contenute in questo volume gli fanno assumere caratteri di “promemoria” più che di “manuale”. Le credo utili perché spingono a riflettere sul senso del costruire nel passato e soprattutto nel futuro, sulle molteplici attenzioni insite in ogni atto costruttivo. Recupero del passato e costruzione del futuro non sono azioni disgiunte o animate diversamente: si agisce con diversità nella densità dei vincoli, ma i principi che le sottendono sono analoghi, le soluzioni alle diverse questioni individuate sono appropriate agli specifici contesti sociali, economici e culturali.
Si intrecciano in questa esperienza la questione ambientale e quella paesaggistica, la questione ecologica e quella energetica, la questione sismica e quella delle tecniche coerenti con i luoghi e la cultura di ogni area, l’attenzione al costruito ed agli spazi “non costruiti” che ne sono l’essenza. Su ciascuno di questi temi le riflessioni condotte sono testimonianza di pratica, legami tra teoria e prassi, e nello stesso tempo stimoli ad approfondimenti.