02 Feb franco arminio
Franco Arminio è nato nel 1960 a Bisaccia in Irpinia d’Oriente dove vive facendo il maestro elementare e il paesologo. Prima di occuparsi di paesi ha scritto moltissimi versi. In prosa ha scritto Diario civile (Sellino); Viaggio nel cratere, (Sironi); Circo dell’ipocondria (Le lettere). Negli ultimi anni ha realizzato alcuni documentari: Viaggio in Irpinia d’Oriente (insieme a Paolo Muran), La terra dei paesi e La voce dell’osso. Collabora a vari giornali e riviste, locali e nazionali, tra cui l’Unità, Genteviaggi, il Corriere del Mezzogiorno, Ottopagine.
Scrive per necessità, per lo stesso motivo per cui respira. Non ama definirsi uno scrittore, ma un «paesologo», ovvero «uno studioso di quei particolari organismi che sono i paesi», quelli con la “p” minuscola per intendersi. Secondo alcuni critici letterari è un neorealista alla Pasolini, secondo altri un meridionalista alla Carlo Levi.
Franco Arminio, 46 anni, irpino, è insieme poeta, scrittore, regista; ha pubblicato numerose raccolte di versi; suoi racconti sono apparsi su il Manifesto, Diario, il Semplice e su diverse antologie. Collabora al Mattino di Napoli, dirige la rivista di poesia Altofragile, ha realizzato il film Viaggio in Irpinia d’Oriente. È autore del reportage narrativo Viaggio nel cratere (Sironi, 2003), il libro che lo ha consacrato tra gli scrittori più interessanti della letteratura italiana contemporanea. Recuperando la tradizione dei grandi meridionalisti irpini come Francesco De Sanctis e Guido Dorso, Franco Arminio in questo suo libro riprende l’indagine sul Meridione d’Italia – la zona dell’Irpinia sconvolta dal terremoto del 1980 – riuscendo a coniugare uno stile narrativo straordinario all’impegno civile e all’analisi psicologica.
Intervista di Danilo Di Mita
Perché scrive?Potrei rispondere con le parole della poetessa polacca che ha vinto il Nobel qualche anno fa: “Preferisco il ridicolo di scrivere a quello di non scrivere”. A parte le preferenze, credo che ormai per me sia una faccenda che s’inscrive nell’ordine della necessità. È un po’ come se lei mi avesse chiesto: perché respira, perché dorme?
Che cosa faceva prima di diventare uno scrittore?Non so bene che cosa significhi essere scrittore. Preferisco essere definito “paesologo”. Scrivo dall’età di 15 anni, tutti i giorni, per molte ore al giorno. Prima giocavo a pallone, con l’identica ossessione.
Qual è il libro più bello che ha letto nell’ultimo anno?Sinceramente devo dire che non c’è un libro che mi abbia colpito particolarmente. Comunque ci sono autori a cui torno molto spesso e sempre con grande piacere; penso, per stare agli italiani, a Manganelli.
Com’è lo stato di salute del romanzo italiano?Io non amo molto i romanzi e quello italiano non mi pare che abbia mai goduto di gran salute. Ora ci sono molti giovani scrittori piuttosto bravi, ma credo che sia proprio il romanzo come genere letterario ad essere una forma ormai quasi impraticabile.
La cronaca di un quotidiano le ha dato mai spunto per un romanzo?Spesso do uno sguardo ai giornali locali. Da loro traggo spunto per i miei articoli. Romanzi, ovviamente, non ne ho mai scritti, e non intendo scriverne.
Quali rapporti ha con i suoi lettori?Scrivere serve essenzialmente a metterci in contatto con persone che altrimenti non potremmo mai incontrare. Il mio ultimo libro mi ha permesso di conoscere delle splendide persone. Forse in questo momento i rapporti migliori che ho sono proprio con quelli che amano ciò che ho scritto.
——————-
i pensieri quasi quotidiani di Franco Arminio non sono tanto sul suo blog http://arminio.splinder.com/ ma su quello della Comunità Provvisoria …
cos’è la Comunità Provvisoria ? http://comunitaprovvisoria.wordpress.com
——————–
Estratti da alcune recensioni fin qui uscite sull’ultimo libro di Franco Arminio “Circo dell’ipocondria”
.
Renato Pallavicini, L’Unita
Questo è un libro che richiede attenzione, un’attenzione totale, non “razionata”. È un libro in cui si “conviene” e da cui non è possibile disperdersi.
.
Antonio Prete, Liberazione
Appena chiuso il libro dopo la lettura, mi si presentano , come fossero altrettante guide d’accompagnamento, nomi illustri, dovrei evocare anche Caproni poeta, appunto per la leggerezza meditativa e funambolica dei versi dello stesso Arminio..Massimo Onofri, Diario
.
Marco Belpoliti, L’Espresso
Leggere Arminio è un’esperienza indimenticabile. Magrelli ha scritto che la sua ipocondria è elevata a regime psicopolitico. Vero. Nessun autore è così sovversivo e nel medesimo tempo così comico come Arminio.
.
Marco Lodoli, La Repubblica
Un libro che non ha uguali nel nostro panorama.
.
Michele Trecca, La Gazzetta del mezzogiorno
C’è una letteratura prigioniera della forma che, inseguendo il bello, si dimena come un animale in gabbia e quindi offusca le proprie ragioni e perde forza. Le parole di Franco Arminio, invece, sono una linea retta fra se stesso e il lettore: hanno il calore della materia in movimento verso l’altro.
.
Generoso Picone, Il Mattino
Come il Rip di Irving che dopo il giro torna nella sua comunità trovandola profondamente modificata eppure uguale, Franco Arminio lasciai suoi ceselli poetici e anche il suo indagare walseriano per approdare a quello che pare essere il punto di fuoco della sua scrittura, all’attore centrale della sua scena: il personaggio Arminio.
.
Livio Borriello, Stilos
Per rendere giustizia alla grazia con cui il testo frequenta la morte si dovrebbero fare i nomi dei mistici, Maria Maddalena de’ pazzi, magari, o Boheme, o gli orientali, di coloro cioè che sanno (o presagiscono o calcolano)che in qualche modo la morte è riscattabile, è la fine di un inizio, diversamente trascendentale. Nello stesso modo nella disperazione di Arminio freme sempre quella felicità stilistica che contraddice e riscatta la coscienza della fine.
.
Mirella Appiotti, La Stampa
Un bellissimo dvd intitolata “la terra dei paesi” è allegato al circo dell’ipocondria, terzo lavoro in appunto di Arminio, che non si definisce scrittore bensì paesologo della sua Irpinia: un originale personaggio “trino”, come scrive Magrelli nella presentazione, perché poeta, cineasta e narratore, qui funambolo dell’aforisma e che della propria originalità ha fatto addirittura una malattia.
.
Camillo Langone, Il Foglio
Arminio scrive testi curativi la cui efficacia dovrebbe essere giudicata dai critici letterari ma da medici omeopatici:il “Circo dell’ipocondria” agisce grazie l principio di similitudine e può dare sollievo a molti psicotici.
.
Gilda Policastro, Alias (Il Manifesto)
Il videoviaggio “La terra dei paesi” fornisce la chiave di accesso a un fondato discorso di avvicinamento sociale (nel senso di umano, alla maniera, proprio, dell’umana compagnia della Ginestra, ancora leopardiana): “vai nella piazza degli altri”suggerisce la voce recitante, coi versi di Arminio.
.
Francesco Durante, Il Corriere del mezzogiorno
Un libro vertiginoso, da tenere sul comodino per dormire sonni agitati.
.
Paolo Saggese, Corriere
Il suo pessimismo è analogo a quello leopardiano così come l’unica via d’uscita è la scoperta di una nuova umanità.
.
Caterina Viola, La repubblica, inserto salute
Paesaggi di pietre e silenzio, paesaggi dell’anima, nevrosi esistenziale dello scrittore, uno dei più originali di questi anni.
.
Serena Gaudino, La Repubblica (Napoli)
È un libro intenso, pieno di emozioni e di acute riflessioni.
.
Stefano Raimondi, Pulp
Arminio- e la confidenza che questo nome al termine della lettura regala è davvero impareggiabile- procede per passeggiate sensoriali, per camminate coscienziali, dando al testo il rigore di una appunto che circola con la stessa ombratilità delle pale eoliche, disseminate sul proprio paesaggio irpino.
.
Nunzio Festa, Giornale di Basilicata
E’ un libro duro e spietato per tutti, perché “quando scrivi i pensieri si devono impaurire”, e la sua lettura.
.
Alberto Casadei, L’immaginazione
Ottimo primo volume (che comprende anche tre illuminanti contributi di Valerio Magrelli) della nuova collana Fuoriformato diretta da Andrea Cortellessa per Le lettere.
.
Davide Barilli, La Gazzetta di Parma
Nel suo solipsismo beckettiano (più che di Cioran) Franco Arminio scava la fossa della propria scrittura scendendo sempre più a fondo, verso i cunicoli sotterranei, nel buio della propria originalità, in cerca di una vertigine che si faccia fuoco.
.
Maurizio Ciampa
Accade infine che dove erano la paura, la malattia, la morte, ora scorre la vita multi-forme delle parole. E questo è il piccolo o grande miracolo compiuto da Franco Arminio nel suo “Circo dell’ipocondria”, un libro tanto singolare da risultare “salutare”, un libro capace – come pochi – di curare la vita servendosi dei suoi stessi veleni.
————-
Andrea Di Consoli per “il Riformista”
Franco Arminio, poeta e prosatore di Bisaccia (provincia di Avellino), è sicuramente il maggiore amante dei piccoli paesi del Sud. I suoi libri sono una vera e propria epopea senza mito, un affresco struggente (commosso e spietato) dei paesi in via di estinzione (ricordiamo almeno Viaggio nel cratere, Sironi). La prosa di Arminio ha in sé i ricordi un terremoto reale (il terremoto del 1980) e di un terremoto simbolico (lo spopolamento e il logoramento dell’idea di comunità). E’ talmente convinto di voler aprire una grande vertenza nazionale sull’idea di comunità, che da qualche anno ha fondato una “comunità provvisoria”, una sorta di ricomunitarizzazione “situazionista” da vivere a scadenze prestabilite con un gruppo di persone che si allarga ogni giorno di più. Fra qualche mese sarà in libreria il suo nuovo libro, Vento forte tra Lacedonia e Candela, pubblicato dall’editore Laterza. Mentre da qualche mese Arminio ha deciso di intraprendere una nuova avventura politica; è entrato, infatti, nell’esecutivo provinciale del Partito Democratico di Avellino. E, da più parti, sta emergendo il desiderio di veder candidato al Parlamento italiano uno scrittore impegnato sul fronte della “paesologia” e del riscatto delle aree interne più abbandonate. E’ una voce forte che merita di essere presa seriamente in considerazione dai vertici del PD.
.
Arminio, come vive uno scrittore all’interno della polveriera dei partiti?
E’ un momento in cui i partiti sono senza recinto, anche per questo c’è tutto un interessante viavai di gente che esce e entra. Il mio, più che un ingresso, è un accostamento. Zanzotto direbbe che la mia è “una fantasia di avvicinamento”.
Ma è giusto che uno scrittore s’impegni così direttamente?
Vivendo in una terra in cui l’unica cosa mitica è la politica, ho sempre percepito la politica come la produttrice dei guasti che vedevo intorno a me. Ma io penso che il dovere di uno scrittore non sia quello di contemplare il disastro intorno a sé, ma di introdurre dei nuclei di risocializzazione perché, rispetto a quella letteraria, l’esperienza politica fornisce la possibilità di una vita comunitaria. In effetti tutta la modernità è nemica della politica, e del fatto che gli individui siano in relazione tra di loro.
.
Ma cosa sono questi paesi? Cos’hanno di particolare?
In realtà nei paesi di cosa si viveva? Di tanta miseria e di molte chiacchiere. C’era un’abilità nel passare il tempo che poi abbiamo perduto. Passare il tempo è l’occupazione fondamentale a tutte le latitudini. L’Italia non esiste, come tutti sanno, è fatta dei suoi paesi. Però per la prima volta questi paesi stanno sparendo, e noi non ce ne accorgiamo. Quindi io sono il cronista di una sparizione. Il paradosso però è che questa sparizione è molto più emozionante rispetto allo sfinimento dell’occidente capitalistico.
.
E le città? Cosa sono le città in questo momento?
Le città in questo momento sono un grande magazzino di merci. Le cose avevano una luce intorno, un silenzio, erano ben distinte, c’era il paesaggio, c’era un uomo sotto la pioggia, un gatto che attraversava la strada, adesso c’è solo una poltiglia antropologica in cui è impossibile vivere. Fare politica in quest’epoca, che sembra un’epoca postpolitica, è una cosa che mi suggestiona, che mi sembra affascinante.
E’ l’idea di comunità, la tua ossessione.
Al di là di quello che uno riesce a realizzare, la cosa reale è che tu torni a casa con la sensazione che hai sfiorato qualcun altro, e secondo me nei prossimi anni ci sarà un ritorno alla politica, proprio nel momento del massimo disfacimento, perché la gente ha un bisogno fortissimo di stare insieme. Forse i grandi esponenti della scena mediatica non se ne rendono conto. probabilmente nei prossimi anni tornerà anche la polis, la voglia di occuparsi del giardino del vicino.
.
E quale può essere il ruolo di uno scrittore?
Più che uno scrittore amo definirmi un paesologo, e voglio dire che nelle ultime legislature si è sempre parlato di fare una legge a tutela dei piccoli comuni, ma non è mai arrivata in porto, e forse è meglio così, perché il disegno di legge proposto era secondo me totalmente insufficiente, perché i politici hanno una percezione sbagliata dei paesi, perché i paesi, al di là delle giornate di festa o del comizio, hanno una vita quotidiana prossima al coma. Fondamentale è il riequilibrio territoriale. Bisogna assolutamente riportare cittadini dalle città ai paesi. Basti pensare alla differenza tra la Campania e l’Umbria: nel primo caso è massimo lo squilibrio demografico, nel secondo caso, invece, c’è uno sviluppo demografico ben organizzato.
.
E’ possibile che in questo momento di rimescolamento delle carte politiche entri in Parlamento uno scrittore?
Da più parti si sente il desiderio di candidarti alla Camera.
Già sarebbe interessante che l’idea non sembrasse assurda. Cioè bisogna assolutamente uscire dall’idea della politica come mestiere per i medici e per gli avvocati. La politica guarisce se viene fatta dalle tantissime figure che affollano la scena sociale contemporanea. E proprio un partito come il Partito Democratico può vincere la sua battaglia se riesce a mettere insieme la massima varietà di esperienze culturali. Un imprenditore e un poeta possono benissimo ragionare insieme.
.
Cosa diranno gli scrittori italiani?
Trovo incredibile che in un momento in cui si è elevata moltissimo la temperatura della politica, manchino all’appello proprio gli scrittori, coloro che per natura dovrebbero essere i cantori dell’effervescenza sociale, della voglia di cambiare il mondo. E’ in atto un evidente imborghesimento degli scrittori italiani.
.