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dal MEDIOEVO a INTERNET

dal MEDIOEVO a INTERNET

una cosa che ho scritto 10 anni fa come introduzione alla pubblicazione della tesi di laurea di mio fratello Federico; l’ho ripescata (i blog servono anche a questo) e riletta pensando al primo incontro della Comunità Provvisoria a Bisaccia; pensando a Giuseppe che lascia l’Irpinia e parte per Roma; pensando ad Antonio che r-esiste ad Ariano grazie ad internet; è quello che avrei voluto ancora dirvi quella sera. Rileggendo dopo 10 anni provo amarezza, Cairano intanto muore.

www.cairano.it dal medioevo ad internet, angelo verderosa, maggio 1997

“Il mio nome è wjm@mit.edu (anche se ho vari alias), e sono un flaneur elettronico.
Vivo nella rete globale, in Internet. La tastiera è il mio bar (1)”.
Ogni mattina, prima di aprire la posta elettronica, apro le imposte di vecchio castagno della mia casa (quella di pietra) in Cairano; aria pura, verde intenso; sopressata e vino, la mia colazione; fuori dal mondo ma non fuori di testa. “Col mio modesto personal da casa … faccio clic su un’icona per aprire la mia -inbox-, una casella zeppa di messaggi provenienti da tutto il mondo… Digito immediatamente le risposte e le lascio cadere in una casella, in un -outbox-, da cui saranno automaticamente spedite alle relative destinazioni. Se mi resta un po’ di tempo prima di finire di trangugiare il caffè, controllo anche i servizi cablati e un paio di bollettini specializzati a cui sono abbonato; infine un’occhiata all’ultimo bollettino meteo. Una volta, per fare questo, bisognava andare in qualche luogo deputato (nell’agorà, nel foro, in piazza, al caffè) … Ma la rete mondiale di computer -l’agorà elettronica- sovverte, sposta, e ridefinisce radicalmente le nostre nozioni di luogo d’incontro, di comunità, di vita urbana… (1)”. Cairano, speranza di nascite e di rinascita; potrà un’antenna trasmettere la tua appartenenza ad un vecchio mondo? Esposizione ottimale, visuale aperta su ogni orizzonte, case che si danno la mano, rapporto equilibrato tra uomo e ambiente, fatale degrado.
Come tanti altri piccoli borghi dell’Irpinia un patrimonio di valore inestimabile, di importanza fondamentale per la salvaguardia della nostra identità storico-culturale.
La ricostruzione post-terremoto non si è posta il problema della conservazione nè quello del riuso; si è proceduto con valutazioni prettamente economiche imposte da una legge dello Stato che ha premiato la sostituzione anzichè il recupero; ne sono scaturiti ibridi che oggi necessitano di un restauro urbano per poter ancora rileggere la stratificazione e la ricchezza costruttiva di un tempo. Finita la “sostituzione” è ricominciata l’emigrazione. Risorse umane che ripartono verso sicurezze economiche e incontri sociali.
Cairano si sta lentamente svuotando; così gli altri piccoli centri all’intorno.
La tesi (di laurea) di Federico apre una “icona” su Cairano; ci appare una virtuale (e virtuosa) riqualificazione di un punto di aggregazione civica; quelle antenne poste sopra la torre ci trasmettono un messaggio nuovo, preciso, di speranza!
Nella tesi si tenta pure una indicazione sulle destinazioni d’uso di alcuni spazi collaterali: alloggi per il turismo rurale ed un centro di servizi telematici.
Partendo dalla valenza didattica della tesi si possono iniziare una serie di riflessioni sul distacco attualmente esistente tra enti culturali e di ricerca, quali l’università, e gli organi di governo del territorio. C’è un vasto territorio, l’altirpinia, costellato di beni storici, architettonici, paesaggistici, che sta soccombendo. L’unico rimedio finora partorito è fatto di scatoloni bianchi: le nuove industrie del cratere. L’industria in montagna è l’unico slogan scaturito dagli organi amministrativi. E i centri storici ancora sventrati e manomessi? E l’emigrazione?
Ad ogni livello sociale e politico bisogna ricominciare, con forza, ad interrogarsi sul come riportare la vita all’interno di queste nostre realtà rurali.
Bisogna individuare modelli di sviluppo sostenibili che nè alterino l’identità di questi luoghi, nè li museifichino; senza disgiungere il problema della riqualificazione da quello del riuso.
Cairano, come gli altri piccoli centri irpini, può offrire molto in termini di qualità della vita
(aria e acqua pulita, cibo genuino locale, ambiente sicuro e a misura d’uomo, stretto contatto con la natura) ma oggi appare profondamente anacronistico e lontano rispetto alla fascia costiera metropolitana sede delle attività produttive e formative.
La domanda da porsi è se nella società “post-industriale” , verso la quale andiamo, in cui la città si spoglia delle attività produttive, e le attività di tipo intellettuale vengono svolte in gran parte con l’ausilio del computer, si può risiedere e lavorare in sedi periferiche, isolate o addirittura nella propria abitazione.
Non a caso il lavoro svolto a distanza, o telelavoro, viene preso in seria considerazione da governi ed aziende per gli evidenti vantaggi che può offrire in termini di riduzione dell’inquinamento ambientale e di riduzione delle ingenti spese attualmente sostenute per i trasporti e le infrastrutture. E’ significativo che l’Unione Europea preveda di investire tre miliardi di Ecu (circa 6 mila miliardi di lire) da qui al 1999 proprio nel settore delle telecomunicazioni e in particolare in quello del telelavoro.
“Ecco allora che, preso atto della crescente importanza delle telecomunicazioni e dell’attuale tendenza verso una potenziale decontestualizzazione dei rapporti lavorativi causata da un’economia sempre più basata sull’incrociarsi di flussi informativi immateriali, diventa plausibile l’ipotesi di un ritorno alla vita – anche solo per alcuni periodi dell’anno – in centri periferici dotati delle necessarie infrastrutture di comunicazione (2)”.
Il telelavoro consentirebbe a molti individui di risiedere in contesti diversi e lontani dalle città degli attuali servizi; eliminando gli attuali tempi e costi di spostamento si avrebbe più tempo da dedicare alla riscoperta dei valori ambientali e sociali. Con la sostituzione dell’attuale pendolarismo, a favore di un nuovo pendolarismo elettronico, si potrebbe quindi ricostruire quel fragile e prezioso rapporto tra individuo, gruppo, e luogo, distrutto a suo tempo dall’avvento della società industriale; nel nuovo contesto le tecnologie di telecomunicazione potrebbero svolgere la funzione di un oggetto magico capace di trasportarci da un qui geograficamente e territorialmente situato ad un altrove privo di fisicità e di coordinate spazio-temporali determinate.
Un esperimento architettonico che parte da questi presupposti è in corso a Colletta di Castelbianco, un piccolo centro in provincia di Savona; il cantiere di recupero è guidato dell’Arch. Giancarlo De Carlo. Sarà il primo villaggio telematico in Italia e dalla sua riuscita si accenderanno forti speranza di rinascita per Cairano e per i piccoli centri dell’altirpinia.
Spero fortemente anch’io che www.cairano.it diventi una nuova agorà elettronica, immagine virtuale di una realtà urbana riqualificata e riabitata, capace di recuperare quel gap economico e tecnologico che finora l’ha svuotata delle migliori risorse.

1) W.J.Mitchell, “City of Bits: Space, Place, and the Infobahn”, MIT Press, 1995; rintracciabile anche online: http://www.mitpress.mit.edu/City_of_Bits/

2) G. De Carlo in AA.VV. “Dalla pietra al bit: architettura e telecomunicazioni”, a cura di V.Saggini, 1995

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