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Castello di Taurasi, uno spaccato di cantiere

Castello di Taurasi, uno spaccato di cantiere

DESCRIZIONE ROMANZATA di uno SPACCATO di CANTIERE

di Angelo Verderosa

co-progettista e co-direttore dei lavori,  24.11.2006

montaggio del lucernario scale sulla torre

montaggio del lucernario scale sulla torre

Anziché inoltrarmi in noiose descrizioni tecniche sulla esperienza di lavoro, oramai decennale, vissuta intorno ai Borghi Medioevali della Terminio Cervialto, condotta mirabilmente da Massimo Pica Ciamarra e da una nutrita schiera di professionisti irpini, amministrata con infinita pazienza da Fernando Chiaradonna, sollecitato nello scrivere da Nicola Di Iorio e Diana Cataldo, preferisco fornirVi di seguito uno “spaccato romanzato” della vita di cantiere. Quello che sembra un “diario” è invece uno stralcio “integrale” della “relazione descrittiva P.A.1”, datata 18 febbraio 2005, inerente scoperte e imprevisti riscontrati in cantiere, connessi alla fase di scavo archeologico. Questo stralcio permette di “entrare” nella fase più importante del restauro del Castello, a lavori ormai iniziati e con una serie di ritrovamenti e scoperte che chiedono attenzione progettuale e un notevole impegno di risorse economiche. Si sospendono ripetutamente i lavori per approntare le perizie di approfondimento e di variante, iniziano gli scavi archeologici, si susseguono estenuanti riunioni di cantiere … Si fanno i conti con le risorse disponibili.

Tra la fine del 2004 e gli inizi del 2005 il Castello di Taurasi si rivela uno scrigno inesauribile di scoperte: una torre d’angolo a nord-est, un rosone appartenuto alla confinante chiesa sul lato ovest, una mattonella maiolicata datata 1583 rinvenuta sotto il pavimento di cotto del 1° livello, un laboratorio dove si fondevano campane al piano interrato, una serie di camminamenti nascosti, botole in cui forse venivano calati i carcerati, una serie di graffiti incisi nella segreta del piano terra; si accertano ben 4 fasi stratigrafiche nel donjon; inoltre porte nascoste sotto intonaco, doppie pareti, cisterne, primitive tirantature in legno … Infine un’antico selciato in pietra che indica forse l’orginaria porta di ingresso al borgo di Taurasi. Gli archeologi potranno chiarire meglio il significato e l’importanza delle scoperte avvenute. Eppure si interveniva in un monumento variamente provato in epoca recente e indubbiamente saccheggiato dagli interventi edilizi conseguenti al sisma del 1980, molti non più reversibili: perforazioni e iniezioni con barre di ferro, reti elettrosaldate e betoncino cementizio, putrelle in ferro e tavelloni, demolizioni, asportazioni, ecc. Si interveniva in un edificio, appartenuto, fino all’effettiva data di inizio dei lavori, a privati; non era stato possibile effettuare indagini e saggi preventivi, nemmeno di tipo geologico… Si appaltava in ambito legislativo “Merloni, il signore dei frigoriferi“, con la rigidità operativa imposta dalla sua “109” e con un ribasso –trattenuto dalla regione- del venticinquepercento !

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Ogni decisione di variante veniva sottoposta e discussa, spesso “contemporaneamente”, con la Comunità Montana (ente appaltante), con il Comune (ente proprietario), con la Soprintendenza Bappsae e con la Soprintendenza Archeologica, dopo averla “sgrossata” in ulteriori riunioni tra direzione lavori e impresa. Il cantiere è stato quindi un continuo rimettere a fuoco logiche di uso funzionale e principi architettonici, tecniche di restauro e aspetti economici; è occorsa una presenza giornaliera della direzione lavori; c’è stato bisogno di “informare” la manodopera: le esperienze pregresse maturate dall’Impresa erano avvenute in ambito di edilizia civile e stradale; si trattava in sostanza del primo intervento di restauro !

Le Soprintendenze sono intervenute continuativamente … al limite dell’invasività; grazie ad esse comunque l’intervento si è arricchito ed è maturato; si sono allungati i termini di ultimazione ma i brani architettonici più salienti, oggi, sono dovuti ai vincoli da esse imposti e dalle soluzioni architettoniche e tecnologiche proposte dalla direzione dei lavori: si pensi alla magnifica passerella in acciaio e legno che utilizza come fondo la facciata in pietra della torre d’angolo nord-est … pensare che il progetto originario prevedeva lì l’impianto ascensore. L’esperienza maturata lascia una gioia che deriva dall’aver potuto continuamente rivedere il progetto scoprendo man mano quella vocazione insita che è nelle pietre e nei monumenti; è subentrata una felicità nell’ascoltare, nel dare voce a quei fili sottesi che erano sotto i vecchi intonaci; è come aver liberato il “corpo” del Castello da una serie di bende affibiatogli dall’uomo nei secoli … Si pensi alla scoperta volta a botte interposta nel ‘700 a metà del donjon e al pavimento in legno e cristallo sospeso di recente nella sala M4, al 2° livello: la stratificazione millenaria del mastio principale si offre attraverso vuoti e trasparenze fino al portale in pietra rinvenuto in sommità. Per permetterne la visione si è deciso di tagliare una capriata in ferro piazzata lì davanti non più di dieci anni fa. Cosa ci fa un nobile portale settecentesco, con i suoi possenti cardini lapidei, così in alto; dove portava ? E’ uno dei tanti interrogativi che ci lascia questo intervento…

Il rammarico più grande resta invece per l’incompiutezza dell’opera al piano seminterrato, lì dove era prima l’ingresso principale dal lato sud –in epoca aragonese, in seguito trasformato in stalle. In uno di questi ambienti, sulla parete ovest, confinante e sottostante il Cortile, si legge chiaramente un portale in pietra murato. Sicuramente da lì si accedeva ad altri ambienti rimasti sepolti sotto il Cortile, probabilmente in seguito al sisma del 1694 o al successivo del 1732. Un’ipotesi progettuale di scavo archeologico e di riuilizzo di quei probabili e vasti ambienti sotterranei è stata formulata con Massimo Pica Ciamarra durante la esecuzione dell’opera con la finalità di una sala per eventi collettivi dedicata al vino di Taurasi; il vantaggio è nell’accessibilità diretta da Via Belvedere. Sia per la subentrata mancanza di fondi -abbiamo detto del ribasso trattenuto a monte- sia per le sorprese archeologiche -che hanno richiesto variazioni e impegni economici-, oggi il piano seminterrato si presenta incompleto e inaccessibile. L’ipotesi studiata per la sala sottostante il Cortile, seppure ha suggestionato l’ente committente, è rimasta di fatto sulla carta.

Vi lascio alla relazione di cantiere di inizio 2005; nella parte finale si fa cenno alla introduzione di un percorso in legno negli ambienti del piano seminiterrato, utile per una visita archeologica degli ambienti recuperati; percorso purtroppo in seguito non realizzato.

Antefatto (18.2.2005)

Durante la esecuzione dei lavori di restauro in conformità al progetto esecutivo appaltato, a seguito di alcune spicconature effettuate sulle pareti degli ambienti disposti nell’ammezzato lungo via Roma, codice ambiente S6c, si acclarava la presenza e l’autonomia architettonica della Torre d’angolo N-E; il progetto in appalto vi prevedeva ubicati ascensore e spazio calmo. A seguito di ulteriori accertamenti effettuati ai vari livelli della torre, propri di un cantiere di restauro, è subentrata la necessità di apportare una variante tecnica e suppletiva. Obiettivo della variante è stata la restituzione architettonica della torre d’angolo con lo spostamento in altra sede di ascensore e connessi.

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Lavori eseguiti (fino al febbraio 2005)

La variante ai lavori in corso è stata approvata dall’ente committente in data 4.12.2004. Previa autorizzazione del R.U.P. si è pervenuti alla redazione della perizia di variante riguardante elementi progettuali migliorativi, logici in un cantiere di restauro. Su indicazioni del consulente storico, Dott. Muollo, informata la funzionaria della Soprintendenza ai Bappsad, Arch. Vitale, come accertato durante i vari sopralluoghi tenuti insieme nel mese di giugno 2004, emergeva l’esigenza di attribuire maggiore rilievo architettonico alla Torre d’angolo (nord-est), di conservare il piano orizzontale nella zona camino (ambiente SCa3), di rimarcare il percorso proveniente dagli ambienti voltati del piano terra, con ingresso da Largo Duomo fino all’ambiente E7 disposto in prossimità del Cortile. Necessitava inoltre portare alla luce pareti interne della detta Torre nord-est per meglio comprenderne la complessità stratigrafica, rimuovendo rete metallica e riporto di betoncino in cls. La valorizzazione della Torre comportava l’esigenza di modificare il previsto sistema scale-ascensore-spazi calmi di progetto. Venivano costantemente informati al riguardo, oltre il Rup e la Soprintendenza Bappsad, i componenti della Commissione di Collaudo, Dr.ssa Morrongiello e Ing. Vitale, il Dr. Talamo della Soprintendenza ai Beni Archeologici, sezione di Avellino e il Sindaco del Comune di Taurasi. L’accesso all’ascensore, al piano terra, è stato spostato in E1 con il vantaggio di caratterizzare l’ambiente di accoglienza disposto su Largo Duomo; il vano ascensore è stato ricavato con parziale demolizione di un vano, riscontrato tra piano terra e primo livello, utilizzato, in passato, come cloaca-pozzo fognario; con l’obiettivo di dare maggiore immagine di accoglienza, in E1, è stato demolito l’attuale tramezzo di facciata liberando la volta a botte; a protezione dello spazio-facciata si disporrà un infisso metallico, vetrato; consolidata la parte superiore di facciata e disposti i solai superiori si è proceduto alla demolizione di detto tramezzo; a breve si procederà all’abbassamento del piano pavimentale di circa 30 cm., utile sia per una migliore spazialità della sala sia per i raccordi altimetrici, necessari per i diversamenti abili, da E1 verso l’esterno (largo duomo) e verso l’interno (inizio percorso di visita). Recentemente, a causa del riscontro di un muro retrostante il vano ascensore, muro perimetrale di E2, che limita, di fatto, la possibile apertura della porta di accesso alla cabina, si deve optare per il posizionamento della porta dal lato ingresso del vano E1; considerato che al 2° livello era già stata richiesta, durante uno degli ultimi incontri avuti in loco, l’inversione della porta di accesso al vano ascensore, sembra opportuno imporre lo stesso tipo di accesso anche al 1° livello; con l’unificazione del verso di accesso si evita così di dover ricorrere ad una tipologia di ascensore a doppia porta con conseguenti maggiori oneri, tra l’altro non previsti dalla perizia ultima approvata; al 1° livello, al fine di consentire i flussi di accesso e utilizzo dei vani è da prevedere la riapertura di un piccolo vano porta tra gli ambienti L4 ed L6; si provvederà quindi con un divisorio mobile (arredi) ad indirizzare i visitatori senza attraversare gli ambienti lavoro. Altri lavori eseguiti: -solaio in legno area servizi igienici previsti in L9 con accettazione dell’altezza utile di L9 in ca. m. 2,20 netti (solaio a travetti ravvicinati per ridurre lo spessore strutturale); -fornitura e posa di gronda in rame secondo tipologie locali, con sottostante fascia in intonaco retinato a copertura del cordolo esistente in c.a.; -restauro di buona parte dei paramenti esterni, in pietra, da lasciare a vista (il progetto originario prevedeva una prevalenza di intonaci pitturati); -su di una esigua parte dei detti paramenti, lì dove è si è riscontrato maggiore degrado strutturale, nella parte basamentale delle facciate su largo Duomo, sono stati eseguiti interventi di cuci e scuci con pietrame di integrazione; -nei locali seminterrati, del piano terra e del primo livello si sta procedendo con intonacatura tradizionale in previsione di un ultimo strato di intonachino fine a base di cocciopesto; -inizio posa tubazioni impianti elettrici.

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Lavori da eseguire (annotati nel febbraio 2005, poi non tutti eseguiti)

Con l’obiettivo, ritenuto prioritario, di assicurare la visita del piano terra del monumento anche ai disabili su sedie a ruote, avendo riposizionato l’ascensore in E1, per i motivi sopra esposti, il progetto di variante ha previsto, all’esterno, una opportuna sistemazione dello spazio antistante E1, detto Largo di S.Marciano, evitando superfetazioni di cordoni e marciapiedi posati di recente; all’interno sono stati individuati percorsi su piani inclinati, in acciaio e legno-cristallo, “guide” tattili alla visita degli ambienti sotterranei; il sistema dei percorsi incorpora un sistema illuminotecnico utile, sia per suggestione ambientale che per la sicurezza dei visitatori. Lo svolgimento del percorso di visita nei suggestivi e insoliti ambienti sotterranei, destinati ad “Enoteca” di valenza regionale, viene segnalato quindi con l’utilizzo di un “tappeto”, a tratti in legno massello di castagno, a tratti in cristallo, sollevato, che permetterà di: –salvaguardare una finestra in pietra rinvenuta tra E2 ed E4 -eseguire futuri approfondimenti di natura archeologica, anche in fase successiva all’appalto -evitare la consunzione di alcuni tratti di acciottolato in E6 -evitare ai visitatori pericoli di infortunio, dovuti ad asperità altimetriche e cambi di pavimentazione -introdurre un motivo architettonico di orientamento spaziale e di arricchimento tattile -rafforzare una suggestione “archeologica” dell’intervento. I percorsi proposti presentano i seguenti vantaggi: -grazie alle tecnologie leggere adoperate, all’occorrenza, sono tutti rimovibili -sono non-invasivi -architettonicamente sono congrui con le metodologie contemporanee del restauro -sono riconoscibili e quindi, distinti, rispetto alle preesistenze -sono congrui con le finalità dell’intervento di restauro specifico -sono funzionali, rispondendo allo scopo di assicurare la raggiungibilità di ogni ambito pubblico -permettono di superare ogni barriera architettonica presente al piano terra. Con le nuove soluzioni di percorso viene meno l’esigenza del montascale per disabili sulla loggia est con conseguente economia di lavori e di oneri di manutenzione dell’attrezzatura elettrica all’esterno. In Sca1, accessibile dalla loggia est, viene conservata una scala in ferro e legno, memoria della lignea esistente e comunque necessaria per dare alternativa, sia di accesso che di esodo, all’intero piano primo (laboratori – uffici). Nello stesso ambiente, al primo livello, una passerella collegherà l’ambiente E5 alla Torre d’angolo (nord-est), pervenendo ad uno spazio architettonico a doppia altezza; la spazialità che ne consegue contribuisce ad aggiungere valore architettonico alla Torre d’angolo; difatti, anche dall’interno, previa rimozione del sovrapposto betoncino, la torre potrà essere percepita come entità architettonica originaria, fuoriuscente dalla cinta muraria del nucleo originario del Castello; la suggestione spaziale conseguibile potrà essere utilizzata per ambientarvi sistemi di comunicazione avanzata e mostre per oggetti di estensione in altezza fino a 6 metri circa. Necessita sostituire il solaio di copertura degli ambienti disposti sotto il percorso-loggia, lato est, in quanto quello rinvenuto, in putrelle e tavelloni, risulta estremamente degradato. In fase di chiusura del progetto di variante, venivano rinvenuti in M4, la sala del 2° livello, interna al donjon, sotto l’intonaco parietale interno, una serie di archi a sesto acuto con sovrapposti archetti a tutto sesto; inoltre tratti di pareti intonacate, arretrate rispetto a detti archi; archi conformati da conci in pietra, in parte squadrati, in parte a ciottoli. Sulla parete ovest, verso la facciata della chiesa, è stato portata alla luce la cavità di un complesso camino-canna fumaria; al di sopra le tracce di un rosone in pietra. Recentemente, in alto, sul muro che divide M3 da M4, è stato rinvenuto un portale lapideo di pregevole fattura; intervenuto il Dott. Talamo della Soprintendenza Archeologica si è considerato opportuno: -estendere il rilievo architettonico-stratigrafico all’intera parete dove è ubicato il portale; -svuotare il materiale di riempimento all’interno del portale (circa 2 mc.), portando in luce i rocchi in pietra e l’arcata superiore; -conservare l’intera parete tra M3 ed M4, a vista, previa pulitura del paramento; -intonacare le restanti pareti; -provvedere ad eseguire una piattabanda capace di portare in vista la gradinata in pietra massello che si intravede all’interno dell’attuale architrave soprastante il vano porta; -al fine di rendere visibile il rinvenuto portale evitare si è deciso di non eseguire il previsto solaio piano; -al fine di consentire un maggiore dettaglio di lettura delle pareti perimetrali in M4, si è concordato col Dott. Talamo di eseguire una maggiore pulitura mediante scalpellatura e lavaggio dei paramenti. Riguardo i sottostanti ambienti del donjon, M13 al primo livello, ed M14 al piano terra, si è optato per la conservazione in toto degli intonaci esistenti evitando consolidamenti, spicconature e ripristini; le volte confinanti con detti ambienti del donjon non mostrano segni di ammaloramento statico.

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Ringraziamenti finali (24.11.2006)

Come sento profondamente, voglio ringraziare le “maestranze”, soprattutto quelle locali, che si sono prodigate, quotidianamente, per la buona riuscita dell’opera; lo sguardo di chi lavora ancora manualmente si illumina quando in cantiere ci si incontra per una valutazione di quello che si sta facendo; entrano in contatto esperienze e culture diverse; ognuna si arricchisce dell’altra. Un giorno mi accompagnava un amico, anziano e curioso; arrivato in cantiere ha chiesto al direttore operativo: “cosa fai ?”; ha risposto: “dò indicazioni per il montaggio delle travi”. Più avanti ha chiesto al direttore di cantiere “cosa stai facendo?”; il direttore ha risposto: “sto annotando il materiale che serve per domani”; anche all’appaltatore e all’amministratore comunale la stessa domanda con le seguenti risposte: il primo: “cerco di non rimetterci e di portare l’utile a casa”; il secondo: “organizzo l’inaugurazione”; ha quindi chiesto a cosa si accingesse il capomastro, che ha così risposto: “guido gli operai affinchè non sbaglino a mettere le pietre”. Incontra infine un operaio impolverato, addetto al riciclo dei detriti e delle macerie: “e tu di cosa ti occupi?”; l’operaio ha risposto: “sto restaurando il Castello di Taurasi”!

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ARTICOLI CORRELATI (clicca per accedere a testi e foto)

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Restauro e adeguamento funzionale del Castello di Taurasi (sintesi e foto) 

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I Borghi della Terminio-Cervialto (pubblicazione per la BIT Milano 2006)

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Tre tipi di energie per l’antico Castello di Taurasi, di Massimo Pica Ciamarra 

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Uno spaccato di cantiere, descrizione romanzata di Angelo Verderosa 

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