08 Mar abbazia del goleto 08 | FINO al TERREMOTO del 1980
8. FINO al TERREMOTO del 1980
due secoli di abbandono, fino all’arrivo di P.Lucio
Dal 1807 al 1973 il monastero restò abbandonato. Furono trafugati portali e pietre; tetti e mura crollarono, i rovi diventarono padroni incontrastati insieme ad animali di ogni tipo. Solo i ‘casali’ continuarono a vivere ospitando famiglie contadine e stalle per animali. Nel 1973 arrivò al Goleto P.Lucio M. De Marino, monaco verginiano.
L’Abbazia del Goleto ha condiviso le difficili sorti di tanti piccoli centri abitati in una terra appenninica e ballerina. Danni notevoli al complesso abbaziale sono testimoniati a seguito dei terremoti distruttivi dell’8 settembre 1694 e del 29 novembre 1732; e poi del 29 gennaio 1733 ( terremoto di Calabritto) e del 12 giugno 1794 (con epicentro Ariano); e poi ancora del 9 aprile 1853 e del 25 gennaio 1893 ( che colpì particolarmente la Lucania).
Fino al terribile terremoto del 23 novembre 1980 che, nonostante l’immane tragedia, ha avuto il merito di riportare l’attenzione su un bene monumentale di primaria importanza, dando vita ad un lungo processo di recupero e di valorizzazione, in buona parte concluso quasi 30 anni dopo.
En
8. UP to the EARTHQUAKE in 1980
Two centuries of carelessness, up to the arrival of Father Lucio
From 1807 to 1973 the monastery was abandoned. Portals and stones were stolen; roofs and walls collapsed; the blackberry bushes became incontested masters together with animals of every sort. Only the farm-houses continued to live giving hospitality to peasant families and stables for animals. Father Lucio Maria De Marino, monk of the Virgin arrived at Goleto in 1973. The Goleto Abbey has shared the difficult fortune of so many little centres in a seismic earth of the Apennines. Remarkable damages to the abbey complex are testified after the destroying earthquakes happened on September 8th 1694 and on September 29th 1732; and then on January 29th 1733 (earthquake of Calabritto) and on June 12th 1794 (with Ariano as an epicentrum) and then again on April 9th 1853 and on January 25th 1893 (which injured particularly Lucania).
Up to the dreadful earthquake happened on November 23rd 1980 that, in spite of the huge tragedy, has had the merit to call again the attention about a monumental good of primary importance, giving life to a long process of recovery and valorization, largerly finished almost 30 years later.
Fr
8. JUSQU’AU TREMBLEMENT DE TERRE de 1980
Deux siécles d’abaudon, jusqu’à l’arrivée de P. Lucio
Depuis 1807 jusqu’à l’an 1973 le monastère fut abandonné. Les portails et les pierres furent dérobés; les toits et les murs s’écroulèrent, les ronces devinrent les maîtres incontestés avec les animaux de chaque éspèce. Seulement les hameaux continuèrent à vivre en accueillant des familles de paysans et des étables pour les animaux. En 1973 P. Lucio M. De Marino arriva au Goleto, il était un moine virginien. L’Abbaye du Goleto a partagé les difficiles destins de nombreux petits centres habités dans un danseur territoire des Apennini. Des dégâts considérables à l’ensemble de l’abbaye ont été témoignés à cause des destructifs tremblements de terre du mois du 8 septembre 1694 et du 29 novembre 1732; et ensuite du 29 janvier 1733 (tremblement de terre de Calabritto) et du 12 juin 1794 (avec épicentre à Ariano); et encore du 9 avril 1853 et du 25 janvier 1893 (qui blessa principalement la Lucania).
Jusqu’au terrible tremblement de terre de 23 novembre 1980 qui, malgré l’énorme tragédie a eu le mérite de porter de nouveau l’attention sur un bien monumental de première importance en donnant origine à un long procès de recouvrement et de promotion pour une grande partie terminé presque trente ans après.
De
8. BIS ZUM ERDBEBEN IM JAHR 1980
Zwei Jahrhunderte von der Verwahrlosung bis zur Ankunft von P. Lucio
Von 1807 bis 1973 bleibt das Kloster verlassen. Portale und Steine wurden entwendet; Dächer und Mauern stürzten ein, Brombeerbüsche beherrschten das Ganze zusammen mit Tieren aller Art.
Nur die Bauernhäuser blieben belebt, weil sie von Bauernfamilien und Ställen für das Vieh benutzt wurden. 1973 kam P. Lucio M. De Marino nach Goleto, ein Mönch von Montevergine.
Die Goleto Abtei hat das selbe Schicksal wie andere kleine Dörfer gehabt, in einem appenninischen seismichem Land. Beträchtliche Schäden für die Abtei sind bezeugt nach den zerstörerischen Erdbeben vom 8. September 1694 und vom 29. November 1732 und dann vom 29. Januar 1733 (Erdbeben vom Calabritto) und vom 12. Juni 1794 (mit Epizentrum in Ariano); und dann noch vom 9. April 1853 und vom 25. Januar 1893 (das besonders Lukanien betraf).
Das schreckliche Erdbeben vom 23. November 1980 hat es, trotz der ungeheuren Tragödie, ermöglicht, auf ein Denkmal von wesentlicher Bedeutung hinzuweisen und den Prozess einer langen Sanierung und Aufwertung in Gang zu setzen. Dieser Prozess ist heute, zirka 30 Jahre später, zum größten Teil abgeschlossen.
approfondimenti
PER VISITARE OGGI IL GOLETO DIMENTICATO DAI PELLEGRINI, occorre scendere alla stazione di Sant’Angelo dei Lombardi, e senza salire fino alla città lontana, farsi indicare una viottola che gira in mezzo ai campi e porta in meno d’un’ora ad un gruppo di fabbriche d’aspetto vecchio e misero, al sopra delle quali s’erge ancora una torre. Una dì queste case serve oggi di abitazione a qualche contadino; il resto del monastero, che in tempi non lontani dava asilo ad una banda di briganti, rimane deserto e crollante. L’antica porta d’ingresso del convento, a tutto sesto, porta un iscrizione grossolana e corrosa, col nome della badessa Marina, che, come vedremo fra poco, viveva nel 1250.
Emile Bertaux in “I monumenti medievali della regione del Vulture”, supplemento a ‘Napoli Nobilissima’, anno VI, 1897
IL 21 AGOSTO 1973 VERSO LE 10.30- 11 arrivavo alla Badia del Goleto … Avevo con me due piccole borse, con lo stretto necessario. Entrato tra le mura di cinta, mi si avvicinò subito il caratteristico vecchietto, Giuseppe Carboanra. Con lui mi portai nella Cappella delle Monache a pregare, a ringraziare cioè il Padre celeste che, dopo tanti anni di attesa, aveva realizzato il mio desiderio. Pregammo insieme. Lo stato della Cappella era desolante; riparo delle cornacchie che nidificavano nella vicina torre della Badessa Febronia, le finestre senza infissi, la porta di ferro, senza vetri ed aperta, qualche scanno mal ridotto, dal centro dell’abside, da una nicchia di legno con vetri, dominava una statua, in carta pesta, del P. S. Guglielmo, di fattura leccese, un po’ malridotta, che mi diede il benvenuto. … Visitai poi il resto della Badia: tronconi di mura, come mani scheletrite, innalzateal cielo, in buona parte coperte di edera che abbelliva un po’ la deslazione che vi dominava dappertutto:rovi, spine urtiche ben alte, sambuchi ed altre erbaccie che formavano un unico grovglio. Una vera desolazione ! un abbandono totale !
P. Lucio Maria De Marino in ”Il proprietario della Badia del Goleto”; manoscritto, novembre 1982
NELL’ANTICA VALLE CONZANA, presso le sorgenti ofantine, a guardia dei Picentini, si profila nella piana la imponente abazia benedettina del Goleto, fondata da S. Guglielmo da Vercelli (1085-1142). La costruzione del monastero inizio il 1133 e venne terminata il 1138: ”Con la più grande devozione del signore di quella terra (Ruggero di Monticchio), e col permesso del Vescovo (Pietro Paolo Tarantino da Riano di Roma) dello stesso territorio, il Santo costruì un monastero in onore del Salvatore del mondo” (Legenda, cap. 14).
Giuseppe Chiusano in “S.Angelo dei Lombardi e l’Altirpinia”; Tipolitografia Irpina, Lioni 1977
NEL TERRITORIO di Sant’Angelo dei Lombardi, a due chilometri circa dalla stazione omonima, che è l’ultima della valle ofantina, l’occhio si ferma ad un tratto, dalla parte destra della via, su la grande solitudine cadente della badia del Goleto.
… Fuori, intanto, della badia, verso la valle assolata e aperta, spiccia tuttora limpida una vena di acqua fresca, che alimenta la fontana di san Guglielmo. E più in là, dà maggesi e dalle stoppie dell’Ofanto, nelle prime ore del mattino, si levano tuttora liete, e spandono per i cieli volate ditrilli squillanti, le allodole della pianura.
Giustino Fortunato in “L’Alta Valle dell’Ofanto”; Roma 1896
L’INSIEME GRANDIOSO DELLE MURAGLIE dell’abbazia domina il paesaggio dell’alta valle dell’Ofanto ed attira da lungi l’occhio del viaggiatore. Superata la prima cinta di mura, si accede all’interno dell’abbazia attraverso due grandi porte a sesto acuto, che conducono nei due chiostri intorno ai quali sono disposte le varie fabbriche monastiche. Sul chiostro di sinistra prospettano le facciate delle due chiese sovrapposte ed i ruderi della chiesa maggiore, eretta dal 1733 ed il 1740 da Domenico Antonio Vaccaro e di cui restano poco più che i muri perimetrali.
TCI Campania, Guida ‘rossa’ del Touring Club Italiano; L’Irpinia, pag. 459; Touring Editore srl, Milano, ed. 2005