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MUSEO DIOCESANO | progetto e fasi attuative

MUSEO DIOCESANO | progetto e fasi attuative

MUSEO e ARCHIVIO STORICO DIOCESANO in ALTA IRPINIA

Progetto e fasi attuative  |  2000-2010

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Sono passati giusto 10 anni dall’avvio della pubblicazione della collana “Musei Diocesani della Campania”, edita dalla Conferenza Episcopale Campana con la Regione Campania, su iniziativa di Mons. Ugo Dovere.

L’Arcidiocesi di Sant’Angelo d.L. ritenne all’epoca  opportuno partecipare con la pubblicazione della “Guida al Museo Diocesano di Sant’Angelo dei Lombardi-Conza-Nusco-Bisaccia”, ponendo le premesse per l’avvio concreto del Museo Diocesano di arte sacra.

Il Museo Diocesano nell’Insula Episcopale di Nusco, che apre al pubblico nell’ottobre 2010, è stato realizzato –relativamente alla parte architettonica e museotecnica- attraverso una lunga serie di atti amministrativi, progetti e lavori a far data dall’anno del Giubileo del 2000.

Proprio in funzione del Giubileo, attraverso la L.270/97, la Presidenza del Consiglio dei Ministri – Ufficio per Roma capitale e grandi eventi, contribuì al finanziamento per la riattazione degli immobile degli ex-Seminari Arcivescovili di Sant’Andrea di Conza, Sant’Angelo d.L. e Nusco.

L’intervento rientrava nell’Accordo di Programma per il coordinamento degli interventi relativi al progetto “Le Vie dei pellegrini” sottoscritto dall’Amministrazione Provinciale e dalle Amministrazioni Comunali ed Enti Ecclesiastici interessati, e promosso dall’Associazione “MECENATE ‘90”.

Gli immobili risultavano già ristrutturati e adeguati alla normativa sismica nazionale con l’utilizzo dei benefici previsti dalla L.219/81 per le aree terremotate della Campania; ogni immobile, all’epoca di intervento post-sismico, aveva già ricevuto concessione edilizia dal comune di appartenenza nonché il Nulla-Osta della Soprintendenza BAAAS di Salerno e Avellino e, per S.Andrea, il parere del Comando Provinciale dei VV.FF.; l’intervento compiuto ha comportato opere edili di recupero e di completamento di immobili esistenti e, prevalentemente, opere di arredo interne.

Ogni immobile, al termine dei lavori del 2000, è stato collaudato e reso agibile.

Tra i vari immobili recuperati si ritenne che quello di Nusco fosse il più adatto per ospitare il Museo e l’Archivio Storico Diocesano. In particolare si pensò di recuperare l’ala dell’ex-Palazzo vescovile che non era stata interessata dai lavori giubilari.

Gli atti amministrativi più significativi, per la realizzazione del ‘Museo’,  fanno seguito all’intesa di programma, stipulata nel maggio 2002 tra  Regione Campania e Conferenza Episcopale Campana, per la tutela e la valorizzazione dei beni culturali appartenenti a Enti e Istituzioni ecclesiastiche.

Nell’aprile 2003 viene stipulato l’accordo di programma, tra  l’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi -Arcivescovo Salvatore Nunnari- e il Comune di Nusco -Sindaco Giuseppe Del Giudice-, per la valorizzazione dei beni culturali di proprietà dell’Arcidiocesi ricadenti nel territorio del Comune di Nusco.

Nello stesso periodo viene stipulato l’accordo di programma tra l’Arcidiocesi di Sant’Angelo dei Lombardi e la Comunità Montana Terminio-Cervialto –presidente Nicola Di Iorio- per l’utilizzo dell’ex sede vescovile nel Comune di Nusco per finalità culturali e scientifiche, d’intesa con l’Università degli Studi della Basilicata.

Sulla scorta del progetto generale “Insula Episcopale di Nusco – Cittadella Museale – Museo Diocesano” a firma dell’Arch. Angelo Verderosa, viene attuata una serie progressiva di interventi edilizi e impiantistici  man mano che vengono reperite risorse economiche.

In questa fase sono stati preziosi i contributi economici ricevuti dalla Regione Campania nel 2003, , dalla Presidenza del Consiglio dei Ministri nel 2004, dalla C.E.I.– Conferenza Episcopale Italiana nel 2005.

L’Arcidiocesi ha sempre cofinanziato i vari interventi secondo le possibilità di cassa annuali.

Recuperata la parte strutturale e muraria, compreso l’area inerente la ‘Sala del Tesoro’ interna alla Cattedrale di Sant’Amato, nel 2006 si è passati alla parte più importante del progetto con l’attuazione del sistema degli arredi museali e la connessa impiantistica domotica e di videocontrollo.

Ente appaltante -beneficiario finale- è stato il Comune di Nusco, attuatore del protocollo d’intesa stipulato con l’Arcidiocesi nel 2003,  con fondi a valere sul P.O.R. Campania 2000-2006 – Misura 1.9 “Parco Integrato dei Monti Picentini”; i lavori vengono aggiudicati nel 2006 alla Guerri Arredamenti.

I vari interventi architettonici e museotecnici sopra citati  sono stati progettati e diretti dall’Arch. Angelo Verderosa. L’Ufficio Tecnico Diocesano, Direttore Mons. Tarcisio Lugi Gambalonga, Responsabile del Procedimento il Geom. Luigi D’Angelis, ne ha seguito l’iter tecnico, contrattuale e amministrativo. Al progetto degli ‘arredi museali’, appaltato dal Comune di Nusco, hanno partecipato in ATP l’Ing. Fabio Gramaglia e l’Arch. Antonio Ressa mentre il R.U.P. è stato l’Arch. Salvatore Roberto, coadiuvato dal Geom. Giovanni Ciuci e dall’Ing. Gerardo Melillo.

L’Alta Sorveglianza della Soprintendenza è stata espletata dall’Arch. Vito De Nicola e dalla Dr.ssa Antonella Cucciniello.

Le imprese edilizie ed i fornitori di arredi che si sono avvicendati sono diversi : l’Impresa Luigi D’Auria di Barile (Pz), la Arredi Giovanni Pulitano di Campobasso,  la Alfredo Guerri Arredamenti + Selcom Impianti di Napoli, la ditta Franco Natale di Nusco, l’impresa Antonio Esposito di Castellamare, la ditta Infissi Giuseppe Albanese di Lioni, gli impiantisti Antonio Mariano e Soccorso Bocchino di Lioni.

Numerosissime sono state quindi le maestranze, soprattutto locali, che si sono avvicendate collaborando con professionalità e pazienza in tutti questi anni: operai edili, carpentieri, marmisti, pavimentisti, intonacisti, imbianchini, lattonieri, falegnami, elettricisti, idraulici …

A loro, innanzitutto, va un doveroso e sentito ringraziamento.

 

Storia del Museo  |  a cura di Angelo Verderosa

pubblicato nel volume edito dalla Conferenza Episcopale Campana

Storicamente, nel nostro esteso territorio, non è mai esistito un museo, né civico, né diocesano;  nell’immaginario collettivo locale, così come nei miei ricordi d’infanzia, “il museo” si identificava con una piccola sala annessa alla chiesetta della Madonna di Fontigliano in Nusco; i vari reperti lapidei, per lo più di epoca romana, lì contenuti, si potevano solo intravedere o immaginare attraverso le grate di protezione alle finestre, dato che la sala era perennemente chiusa.  Le chiese assolvevano, purtroppo con gravi e continue  perdite dovute a  furti e manomissioni di vario genere, anche alla funzione di conservazione ed esposizione della maggior parte delle opere d’arte presenti nel nostro territorio.

Il terremoto del 1980 devastò l’Irpinia, le sue chiese e gran parte delle opere ivi contenute.

La locale Soprintendenza ai BAAAS, nel dopoterremoto,  avviò l’esperienza museale di S.Francesco a Folloni, presso Montella; si cominciò con un centro di raccolta, si impiantò poi un laboratorio di restauro e si finì con l’organizzare varie sezioni contenenti le opere d’arte provenienti da edifici di culto dell’intera diocesi. Il Museo di S.Francesco a Folloni, gestito dalla Soprintendenza e aperto tutti i giorni, raccoglie, oggi,  opere provenienti dalle chiese di Montella, Cassano e Bagnoli Irpino.

Altra lodevole esperienza, portata avanti e gestita tuttora dalla stessa parrocchia,  è il Museo dei Parati Sacri di Montemarano, sede di Diocesi fino al 1818; tessuti di gran pregio sono state restaurati, raccolti ed esposti  nelle chiese del Purgatorio e del Cuore di Gesù; l’allestimento è stato curato dalla Soprintendenza.

Veniamo ora all’idea, recente, del Museo Diocesano: completata in buona parte la ricostruzione del patrimonio storico-architettonico, a partire dal 1995, la Diocesi ha avviato una fase di programmazione per permettere la  fruizione pubblica di quei numerosi beni artistici, sconosciuti ai più, scampati alla furia distruttrice del sisma del 1980 e, momentaneamente, sistemati tra S.Francesco a Folloni e la Certosa di Padula o tenuti in custodia dalla locale Soprintendenza o ricoverati in locali di fortuna.

Il complesso del Palazzo-Seminario vescovile di Nusco, tra i primi edifici ad essere restaurato, grazie alla vasta estensione dei locali al piano seminterrato e ad opportuni accorgimenti,  divenne anch’esso, a partire dal 1992, uno dei depositi di riferimento; nel 1996, venne avviato un laboratorio di restauro, affidato a qualificati operatori locali; data la rilevanza delle opere depositate, al laboratorio fu affidata anche una funzione di “presidio”; fu varato quindi un coraggioso  programma di recupero del vasto patrimonio che man mano usciva dai depositi; coraggioso programma in quanto privo di qualsivoglia copertura finanziaria!

Constatato che non tutto il materiale avrebbe potuto essere ricollocato nei siti di origine, sia perché alcuni edifici sacri non sarebbero più stati ricostruiti, sia per motivi di salvaguardia e tutela, sia infine perché molti oggetti avevano smesso la loro funzione originaria a servizio del culto, si pensò che era opportuno destinare in maniera permanente tutti questi manufatti ad una raccolta che ne valorizzasse il pregio storico-artistico e ne garantisse un’adeguata custodia.

Fu naturale usare, per garantire un’idonea esposizione e testimoniare anche l’attività del restauro,  i locali dello stesso  Palazzo vescovile di Nusco, tra l’altro, complesso  architettonico di gran pregio: fu costruito negli anni 1756-57 ad opera di Mons. Francesco Antonio Bonaventura, benemerito presule che resse la diocesi di Nusco dal 26 novembre 1753 al 15 giugno 1788; rappresenta un’elegante testimonianza di sobrio stile tardobarocco di provincia. Assieme all’antistante Cattedrale, alla piccola Chiesa di S.Giuseppe, agli estesi Giardini sulle mura settecentesche e  al contiguo Seminario costituisce una vera e propria insula  episcopale nel cuore dell’antica cittadina altirpina; il valore architettonico dell’insieme  è amplificato dall’eccellente  contesto paesaggistico in cui è inserito: siamo a 900 metri di altitudine, in un eccellente  scenario naturalistico oggi tutelato dal Parco Naturale dei Monti Picentini.

Individuata quindi la destinazione dell’edificio a sede museale si sono operate scelte ben precise: parte dei locali del piano terra sono stati destinati a lapidarium – vi è raccolto l’intero corpus delle opere provenienti dal citato spazio museale di Fontigliano (destinato attualmente ad altro uso) -, quelli del piano ammezzato a laboratorio di restauro permanente, mentre quelli del piano nobile a sala di esposizione; per quanto riguarda quest’ultimo sono emerse due esigenze che si è cercato di rispettare:

– la prima, di non perdere il carattere “vissuto” degli ambienti, per cui si sono conservati inalterati, con il loro mobilio di pregio, il salone degli stemmi, lo studio del Vescovo, la cappella;

– la seconda, di dare la possibilità all’Arcivescovo di avere, all’interno del palazzo, uno spazio abitabile, e questo è stato ricavato in ambienti attigui che non rivestivano particolare carattere monumentale.

Lo spazio museale trova poi naturale completamento nella cosiddetta “Sala San Filippo” dove sarà collocata in maniera definitiva la Biblioteca “S.Amato” ed il ricco archivio vescovile della diocesi nuscana.

Gli arredi museali e l’allestimento stesso sottolineano temi cari alla nostra diocesi: utilizzo di materiali locali quali la pietra irpina, detta anche “favaccio di S.Andrea o di Gesualdo”, nelle tipiche finiture di superficie  a bocciarda e a scalpello, il legno massello di castagno provenienti dai boschi di Bagnoli e Montella, la ceramica di Calitri o del Goleto; la loro lavorazione è affidata ad artigiani del posto; una semplicità compositiva e il rigore dell’allestimento espositivo hanno consentito di trovare man mano soluzioni adeguate ai beni museali prescelti, consentendo un contenimento generale dei costi di intervento.

E’ qui da segnalare la sinergia culturale innescata tra il museo diocesano e il centro storico del Comune di Nusco; l’antico borgo altirpino, grazie ad una attenta conservazione del tessuto urbano, è negli ultimi anni meta di un consistente flusso turistico proveniente dalle vicine aree metropolitane di Napoli-Salerno e Foggia-Bari alla riscoperta del patrimonio rurale dell’entroterra appenninico; a questa sinergia ha sicuramente contribuito la ristrutturazione, operata nell’ambito della legge statale per il Giubileo del 2000,  dell’antico Seminario come attrezzatura per la ricettività alberghiera a basso costo.

Nell’ambito del complesso museale sono quindi disponibili una bella sala per mostre e convegni, una splendida sala per ristorazione  e circa 40 posti letto.

Sicuramente il Museo Diocesano, oltre che dare testimonianza a cultori della materia e costituire interesse didattico per i gruppi scolastici, contribuirà ad innescare una vera e propria azione di promozione del nostro territorio e non solo in termini unicamente culturali.

Le scelte fin qui operate confermano con coerenza quella che potremmo definire una politica di diffusione culturale e nel caso, museale, nell’ambito del  territorio diocesano; si stanno difatti già  individuando altri luoghi o ambienti dove allestire nuovi spazi espositivi. In quest’ottica si è concretizzata la sistemazione a spazio museale della Sala Capitolare della Cattedrale di S.Angelo dei Lombardi, dove sono stati concentrati oggetti legati all’edificio stesso o a luoghi di culto della città; si sta inoltre progettando la valorizzazione della Biblioteca del Seminario Metropolitano di S.Andrea di Conza,  la sistemazione, nell’ambiente originario, del Tesoro della Concattedrale di Nusco, la visitabilità del complesso dell’Oratorio del Carmine, con la sottostante cripta, a Castelvetere sul Calore.

Un’ultima nota riguarda il progetto di schedatura e catalogazione, anche multimediale, dei beni artistici diocesani e il conseguente allestimento di uno spazio museale “virtuale” aperto alla moltitudine dei cittadini telematici mondiali; il sito internet della diocesi è già on-line all’indirizzo www.diocesisantangelo.it; unitamente alle informazioni generali sulla diocesi si potranno presto visitare i citati luoghi più  significativi e le opere più emblematiche della nostra storia e della nostra cultura.

LAVORI  ESEGUITI      

In sintesi, queste le categorie di opere realizzate :

  • Miglioramento dell’accessibilità mediante la eliminazione delle barriere architettoniche compatibilmente con il valore storico degli immobili; realizzato  un  ascensore a norma previa realizzazione delle murature portanti innestate sulle murature esistenti (cassa ascensore); previo spostamento di porte e tramezzature;
  • Adeguamento stilistico della facciata con rimozione di due balconi costruiti negli anni sessanta;
  • Adeguamento degli impianti esistenti alle norme vigenti, L.46/90;
  • Rifunzionalizzazione e sistemazione dell’impianto di riscaldamento;
  • Adeguamento dell’immobile alle normative vigenti in materia di sicurezza e di  antincendio;
  • Integrazioni impiantistiche necessarie alla gestione e alla fruizione pubblica  del museo:

antintrusione e TVCC, illuminazione degli ambienti, adeguamento servizi igienici;

  • Sistemazione degli spazi esterni: cortile d’ingresso mediante sistemazione della pavimentazione e illuminazione;
  • Miglioramento della spazialità e della funzionalità ambientale interna attraverso opere di revisione e parziale sostituzione di infissi lignei e di restauro di manufatti storici immobili;
  • Sistemazione del laboratorio di restauro con creazione di percorso/visita didattico ed adeguamento alle normative impiantistiche ed in materiale ambientale (polveri, esalazioni, ecc.).

Nella Cattedrale di S.Amato, anch’essa parzialmente adibita a sala del tesoro sono state eseguite le seguenti opere:

  • Svuotamento della cripta sottostante la sala del tesoro, dove è stato rinvenuto un ossario comune: selezione e trasporto dei resti ossei rinvenuti presso il cimitero comunale;
  • Adeguamento degli impianti elettrici nella sacrestia.

Con le somme provenienti  dalle economie di ribasso, sono stati realizzati:

  • coibentazione termica dei solai piani di copertura del Museo mediante massetto termo-fono isolante ‘Lecamix’, a base di vermiculite, dello spessore di cm. 8, per complessivi circa 650 mq.;
  • tinteggiatura con pittura a calce, previo trattamento con fondo fissante, degli ambienti del museo al II piano, per complessivi mq. 2250.

 

Aree tematiche

Il progetto generale del Museo Diocesano che si intende costituire è strutturato attraverso tre plessi:

  • nel Palazzo Vescovile con fondi “otto per mille” e successivi, è stata allestita  una superficie museale di circa 800 mq. suddivisa tra piano terra (mq.160),  piano rialzato (200 mq.), piano nobile (440 mq.)   da destinare a Museo (esposizione permanente di dipinti, sculture, argenterie, paramenti) e  Archivio Storico (biblioteca contenente manufatti librari, pergamene e testimonianze storico-archivistiche della Diocesi strutturata con tavoli di studio e consultazione). 

In ambienti separati dal Museo-Archivio di che trattasi, si prevede, in futuro (qualora l’iniziativa Museo susciti interesse), un ampliamento delle superfici espositive:

 

  • nella Cattedrale, oltre la fruizione dell’importante testimonianza architettonica ricca di stucchi e decori settecenteschi, si prevede il recupero dell’antica Sala del Tesoro di S.Amato (circa 100).  La sala del tesoro, che sarà reinsediata nel suo luogo originario, dovrà essere dotata di bacheche espositive antifurto e antieffrazione, di impianti e segnaletica.
  • nella Chiesa di S.Giuseppe (circa 200 mq.) è prevista la Sala dei Tessuti e dei paramenti sacri.

Il complesso museale è servito da ascensore e servizi dimensionati anche per disabili.

Architettura, materiali e tecnologie impiegate

Data la destinazione dell’edificio del Palazzo Vescovile a sede museale, con l’elaborazione progettuale  e la successiva realizzazione  sono state operate scelte ben precise: parte dei locali del piano terra sono stati destinati a servizi di accoglienza, biglietteria, banco informazioni, spazio vendita guida museale e gadget, sala multimediale per proiezioni e consultazione utile alla preparazione della visita per scolaresche, servizi igienici; inoltre vi è la partenza dell’impianto ascensore dimensionato anche per disabili.

Nei locali del primo livello è stato attrezzato il laboratorio di restauro permanente (in funzione), con la possibilità di visitarlo durante i giorni feriali.

Gli ambienti del piano nobile, al secondo livello, accolgono  il corpus del museo diocesano; per quanto riguarda quest’ultimo si è cercato di non perdere il carattere “vissuto” degli ambienti, per cui, in fase di realizzazione delle opere,  dovranno conservarsi inalterati, con il loro mobilio di pregio, il Salone degli Stemmi, lo Studio del Vescovo e la Cappella (comunque da arricchire con teche espositrice e pannelli illustrativi).

Lo spazio museale trova poi naturale completamento nella cosiddetta “Sala San Filippo” dove è stata  collocata in maniera definitiva la Biblioteca “S.Amato” ed il ricco archivio vescovile della diocesi nuscana.

Le Opere Edili e Impiantistiche, consistono in interventi di restauro-risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia (lettere c e d dell’art.31 della Legge 457/78).

Le Opere di Arredo e Attrezzature, hanno comportato la fornitura di:

arredi specialistici di tipo museale-espositivo, bacheche, teche, ecc.

  • arredi per la Biblioteca – Archivio Storico, tavoli di consultazione, librerie e sedie
  • arredi zona ricezione e chioschi interattivi

Descrizione delle Opere Edili e Impiantistiche realizzate

Date la caratteristiche delle  opere, rientranti nelle categorie del restauro-risanamento conservativo e ristrutturazione edilizia, sono  state appaltate parte a corpo e parte a misura nel rispetto della legge quadro sui lavori pubblici, L.109/94.

Le opere realizzate sono dettagliatamente quantificate nei documenti contabili (libretti delle misure, stati di avanzamento, registro di contabilità),  sono state descritte estesamente nell’Elenco dei Prezzi Unitari e illustrate nel Disciplinare Tecnico corredato di particolari costruttivi.

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FOTO del MUSEO aperto il 4 ottobre 2010  http://www.flickr.com/photos/verderosa/sets/72157625473711622/show/

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il Museo apre il sabato e la domenica, gli altri giorni su prenotazione; tel. 0827.23039 – 347.7751404

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