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quella degli orti non è una poetica di retroguardia

quella degli orti non è una poetica di retroguardia

di Franco Arminio 
 
Il prossimo fine settimana c’è il secondo appuntamento di Cairano7x.  È a cura di Angelo Verderosa, un architetto che vive a Sant’Angelo dei Lombardi, ma non si occupa solo della costruzione di case. È una persona che vive in  Irpinia d’Oriente con molta convinzione.  Non è uno di quelli che sta qui perché non ha nessun altro posto dove andare.  Non è uno dei tanti disertori sociali che abitano le nostre contrade.  In Irpinia non siamo pochi, non è questo il problema. In Irpinia sono poche le persone  che credono veramente a questa terra, a cominciare da quelli che fanno politica.  Chi andrà a Cairano il prossimo fine settimana vedrà all’opera molte persone provenienti da diverse parti d’Italia e d’Europa. Nel più piccolo paese dell’Irpinia si stanno producendo delle idee.
 
Quella degli orti non è una poetica di retroguardia, ma una pratica su cui sono impegnate le avanguardie intellettuali dell’occidente. Ai fans delle betoniere e dell’audience possono non interessare, ma a Cairano è al lavoro un’utopia, quella di trasformare un piccolo paese nella capitale del nuovo umanesimo, l’umanesimo delle montagne. È un messaggio rivoluzionario, difficile da far comprendere in Irpinia e nella stessa Cairano. Le case grandi, le cose vere, quando sono veramente tali, spaventano. Intanto Cairano7x è già cominciata e andrà avanti fino a ottobre. Non è un evento. Diciamo che è il tentativo di fare un’esperienza collettiva, di costruire un cuore comune sulle macerie di una vita comunitaria che si è dissolta in pochi decenni. Cairano7x non è comunque un ritorno al passato.  Gli orti e la paesologia non guardano indietro. E non guardano indietro quelli che invitiamo e che vengono da noi gratuitamente. 
 
Da noi vengono persone che conoscono il nostro lavoro e per questo hanno premura di venire a conoscere i nostri luoghi. Purtroppo per vari problemi, compresa la vergognosa esclusione dal finanziamento regionale, non so ancora se riusciremo a rispettare l’appuntamento che va dal 4 al 7 agosto (uno dei sette momenti dell’edizione di quest’anno, quello di cui mi occupo direttamente assieme alla Comunità Provvisoria).  Se le difficoltà si appianeranno, andremo avanti ogni giorno per venti ore di fila, dalle dieci del mattino alle sei del giorno successivo.  Ci saranno anche grandi musicisti, oltre ai poeti, ai geografi, ai cineasti, ai fotografi, a pensatori e artisti dei più diversi approcci.  Non verranno ad esibirsi, verranno ad apprendere e a insegnare. Avremo stage di musica, di danza, di disegno, di scultura, di poesia, di architettura. Non avremo cantanti che arrivano in paese un minuto prima del loro concerto e ripartono un minuto dopo. Avremo dei ragazzi che vengono a studiare, dei ragazzi diversi da quelli che organizzano feste scolastiche  pagando cinquemila euro a un tipetto che dice due stronzate e mette due dischi. Cairano è la prova che si può fare una festa di paese senza spendere soldi per i fuochi d’artificio e le luminarie. 
 
Quest’ultime avevano senso quando i paesi stavano al buio tutto l’anno. La festa del patrono era l’occasione per addobbarlo.  Adesso le luci si sprecano e i soldi per le luminarie sono soldi spesi male, perché quelle luci quasi non si notano.  Mi pare il caso di smantellare automatismi con cui i sindaci e i comitati delle feste organizzano le cose.  A Cairano stiamo provando nuove strade e anche quando si percorrono le vecchie bisogna farlo con cura.  Che senso ha chiamare una banda musicale e poi metterla a suonare in uno spazio dove non si sente niente?  Una volta venivano montati palchi appositi per le bande, adesso devono arrangiarsi su quelli predisposti per i cantanti.  Insomma, il problema è sempre lo stesso: fare bene le cose che si fanno, altrimenti è meglio non fare niente.
 
info su borgo giardino : http://www.cairano7x.it/2011/borgo-giardino/
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