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La cultura irpina _ di Paolo Saggese per IL MATTINO 10 7 2012

La cultura irpina _ di Paolo Saggese per IL MATTINO 10 7 2012

La cultura irpina come possibile guida per il futuro _ di Paolo Saggese * 

C’è un grande fermento culturale soprattutto in Alta Irpinia, in questi mesi della “crescita zero”, un fermento trasversale e intergenerazionale, che potrà forse essere velleitario – cosa che non credo -, ma almeno dimostra reattività e vivacità. C’è un movimento “No petrolio”, che dimostra attenzione per i problemi ambientali e per il futuro di questa nostra piccola “Arcadia”, c’è un’ipotesi di rilancio dei Festival cinematografici di Bagnoli Irpino e di Torella dei Lombardi attraverso una sinergia con Giffoni, c’è un movimento a favore dei piccoli comuni, che ha visto l’intervento di architetti, sociologi e intellettuali chiamati a raccolta da Angelo Verderosa, c’è un progetto di rilancio della Avellino – Rocchetta Sant’Antonio (In_Loco_Motivi). Possiamo aggiungere la rivitalizzazione del “Parco Letterario Francesco De Sanctis”, sotto la direzione di Mario Salzarulo, teso alla valorizzazione dell’Alta Irpinia attraverso il carattere unificante della figura del grande critico di Morra Irpino. Se mi è consentito, c’è anche l’attività del Centro di Documentazione sulla Poesia del Sud, che sta portando avanti una battaglia culturale a favore della letteratura meridionale, che ha visto il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca prendere in considerazione la possibilità di rivedere le “Indicazioni nazionali” per i Licei.

Come già osservava il professore Antonio La Penna più di dieci anni fa, l’Irpinia e il Sud possono trovare nella cultura diffusa e nella valorizzazione delle risorse materiali e immateriali un futuro, che la politica non è stata in grado di garantire. Mi sembra, tra l’altro, che questa analisi sia condivisa anche da Gerardo Bianco, che in vari incontri ha messo in rilievo la latitanza della classe politica a proporre una progettualità capace di andare oltre la gestione del contingente.

Insomma, in assenza della politica, la cultura è chiamata a supplire assenze di idee e di proposta.

Credo che questa vivacità culturale sia oggi ben rappresentata anche dalla Fondazione “Officina solidale” presieduta da Rosanna Repole e dal Presidio del Libro “Alta Irpinia”, di cui è responsabile Maria Stanco, che hanno promosso nel corso degli ultimi anni una serie di iniziative di sicura incisività, ultima delle quali la Summer School organizzata presso l’Abbazia del Goleto il 5 e 6 agosto scorsi, in collaborazione con l’Associazione italiana di storia orale (Aiso) e il Dipartimento di Sociologia della “Federico II” di Napoli. L’obiettivo di questa Summer School – dichiarato sin dall’inizio dalla Repole – è quello di contribuire alla realizzazione di un Archivio della Memoria, che possa dar voce alle esperienze e alle testimonianze dell’intera comunità irpina. Non si tratta di un’idea originale, perché già nel lontano 2006, le Amministrazioni Comunali di Lioni e Torella dei Lombardi, e poi nel 2010, proposero la costituzione di un Archivio della Memoria del Cratere irpino. In particolare, in un Convegno del 19 dicembre 2009, a Sant’Angelo dei Lombardi, l’Archivio sembrò prendere corpo: si pensò ad una struttura con una sede centrale – che dovesse fungere da Museo – e con sedi specifiche in altri paesi del cratere, che dovessero specializzarsi in ambiti ben definiti. Si propose, ad esempio, una sede per la raccolta dei dati scientifici, ed altre sedi per la raccolta e lo studio del materiale legislativo, dei risultati in ambito economico e industriale, del materiale giornalistico, della documentazione storica, di quella audiovisiva e fotografica, di quella memorialistica, di quella artistica e architettonica – idea di Michele Vespasiano -, dei dati su fondi erogati e sui volontari. Un’altra sede ancora doveva essere, come suggeriva anche Emilia Bersabea Cirillo, Archivio “vocale”, in cui ognuno avrebbe potuto videoregistrare il racconto del suo terremoto. La sede centrale doveva svolgere una funzione di raccordo tra le varie sedi e anche di sistemazione di tutto questo immenso materiale, oltre che nei vari luoghi fisici, nella struttura principale, che doveva divenire “Museo della Memoria del terremoto dell’Irpinia”, con “annesso” Museo virtuale.

Credo che questa proposta non debba essere abbandonata, ma debba integrarsi con quella in via di costituzione, che ha il pregio di aver coinvolto l’Università, che garantisce la scientificità del progetto, e che probabilmente prevede anche altre tematiche quali le guerre, l’emigrazione, le lotte per l’occupazione delle terre.

Ritengo, inoltre, che debba compiersi uno sforzo di sintesi tra questi variegati e incoraggianti fermenti culturali ed approdare ad una proposta complessiva, che dia un’idea unitaria di futuro sviluppo se non dell’intera Irpinia, almeno della cosiddetta Alta Irpinia in senso ampio, che va da Montella a Frigento, alla Valle Ufita, alla Baronia, sino a Lacedonia e Monteverde.

Se non si crea una sinergia e non si dà unità a tutti questi impulsi, il rischio sarà la dispersione, la duplicazione dei progetti e delle iniziative, addirittura la conflittualità.

Pertanto, quanto prima occorrerebbe la promozione di una “Officina delle idee per l’Alta Irpinia”, che operi una sintesi. Il luogo deputato potrebbe essere il Goleto, simbolo dell’Alta Irpinia.

Le energie ci sono tutte, anche le idee, che tuttavia aspettano “uomini di buona volontà”, che sappiano metterle in pratica.

articolo pubblicato sulla prima pagina del MATTINO del 10 luglio 2012

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