19 Ott IL MATTINO, 18 ott 2012 _ Recuperare e Riabitare
di Angelo Verderosa per IL MATTINO 18 10 2012
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Sono stato invitato a “Borghi e Centri storici”, l’evento che si tiene da 3 anni nell’ambito del MADE expo, acronimo di Milano Architettura Design Edilizia, per relazionare nella sessione mattutina del convegno “Centri storici e rischio simico” che si terrà venerdì 19 ottobre. Il titolo del mio intervento riprende quello dell’evento tenuto a scorso giugno nell’Abbazia del Goleto, con ospiti provenienti da varie città italiane ed europee e che poterono dimorare per più giorni tra le mura della cittadella monastica. Dovrò parlare della metodologia di recupero attuata negli ultimi 15 anni nei Borghi della Terminio-Cervialto: Castelvetere, Taurasi, Quaglietta e Volturara. Interventi di miglioramento in zona sismica di nuclei e monumenti storici danneggiati dal terremoto del 1980. Interventi eseguiti con materiali e tecniche eco-sostenibili; da qui anche la mia testimonianza come Fondazione Italiana di Bioarchitettura come referente per la regione Campania. La lunga e vasta esperienza maturata non solo nei borghi, dal 2003 iniziai ad occuparmi del restauro dell’Abbazia del Goleto, mi consentì nel 2005, con la collaborazione di numerosi colleghi e docenti e col Gal Verde Irpinia, di pubblicare presso De Angelis Editore il “Manuale delle tecniche di intervento per il recupero dell’architettura e del paesaggio in Irpinia”. Il Manuale ebbe buona diffusione, anche liberamente scaricabile e stampabile da internet, perché conteneva testi, disegni e soprattutto documentazione fotografica sulle varie fasi del recupero; non era un manuale teorico ma uno strumento utile a capire come procedere in ambito rurale e sismico, col riutilizzo di materiali locali e tecniche tradizionali non invasive. Ecco, a Milano dovrei portare questa esperienza fatta in giro per l’Irpinia ma penso che coglierò l’occasione per parlare della fase che dovrebbe seguire quella del ‘recuperare’ e che qui è mancata così come è finora mancata negli altri borghi dell’Appennino italiano.
E’ mancata la fase del ‘riabitare’. E allora, che senso ha investire ancora risorse con la crisi epocale in atto se non apriamo una riflessione sul dopo-recupero ? Lo spazio qui disponibile non consente di svolgere quell’analisi che da tempo mi tormenta: perché storicamente si abitava la dorsale montana, perché oggi invece, nonostante internet e strade veloci, l’Appennino si spopola.
A Milano penso che finirò per parlare del mio sogno più che della mia professione : ‘Riabitare i piccoli paesi’: ben 5800 con meno di 5000 abitanti, il 54% del territorio nazionale con solo il 17% della popolazione italiana. Ho abbozzato un ‘manifesto’, lo espongo per la prima volta qui sperando che venga ripreso da voi lettori, dagli abitanti, dalla politica. Lo spopolamento in atto è implementato dalle politiche governative -regionali e nazionale- che continuano a privilegiare gli investimenti nelle aree metropolitane. Nei piccoli paesi invece chiudono le scuole, gli uffici postali, i tribunali, le stazioni ferroviarie; rimanere ad abitare senza servizi sociali e senza collegamenti pubblici è ormai per i pochi residenti un atto eroico e costoso. I paesi si salvano se cadono i campanili, se cittadini e amministratori iniziano ad incontrarsi e a parlarsi come è successo nella difesa del Formicoso, degli ospedali e dei tribunali. La salvezza è nello stabilire ‘relazioni, nel produrre ‘cultura’, nel prendere coscienza della ‘bellezza’ dell’abitare un territorio ai più sconosciuto. Il lavoro ? Non ci sono fabbriche che tengano senza tener conto della nostra risorsa primaria: la terra, l’agricoltura. Unire i piccoli Comuni, iniziando dai nostri, per ingiungere a Regione e Governo di fermare l’ulteriore consumo di suolo nelle già devastate e inquinate aree metropolitane: bloccare subito il ‘piano casa’. Sviluppare il trasporto pubblico su rotaia nelle aree interne e non solo sulle poche dorsali dell’alta velocità : recuperare la ferrovia esistente come linea metropolitana tra Napoli e Foggia. Favorire, con una premialità socio-economica (casa, servizi, asili nidi, scuole) l’insediamento di giovani coppie che non trovano posto nelle fasce costiere. Rafforzare il distretto delle energie alternative a vantaggio di enti ed investitori locali. Insegnare ed incentivare l’artigianato e tutto ciò che veicoli bellezza, unicità e qualità. Radicare centri di ricerca legati alla terra, all’acqua, all’aria, al vento, alle energie ed ai materiali eco-sostenibili. Sviluppare la produzione e la lavorazione del legname di bosco rinnovabile. Consumare in loco e promuovere i prodotti agricoli tipici : 5000 di questi provengono proprio dai piccoli paesi. Prendere coscienza e amministrare oculatamente i doni preziosi che abbiamo ricevuto: acqua sorgiva e ambiente naturale. Imparare a comunicare per portare qui nuovi viaggiatori; accogliendoli come parenti che tornano da lontano, invitandoli a restare per riabitare. Creare eventi sulla bellezza e sul silenzio, focalizzando l’attenzione sull’acqua, sul vento, sulla terra. Sono certo, per le esperienze creative fatte negli ultimi anni con Comunità Provvisoria, Cairano 7x, Stati Generali e Recupera Riabita al Goleto la scorsa estate, di due cose : anche in un piccolo paese è possibile vivere una vita creativa e dignitosa; quando il viaggiatore a noi sconosciuto è bene accolto in un piccolo paese, avrà voglia di fermarsi. Per riabitare.