SOCIAL
 

Lara Tomasetta intervista Angelo Verderosa per Orticalab

Lara Tomasetta intervista Angelo Verderosa per Orticalab

Orticalab, 19 agosto 2015

Lara Tomasetta intervista Angelo Verderosa sui temi dell’ambiente, terra, turismo.

.

2015 02 26 touring Verderosa

 

l 17 Aprile all’Abbazia del Goleto verrà presentato il Club di Territorio Paesi d’Irpinianato su iniziativa di Angelo Verderosa, architetto, blogger di “Piccoli Paesi” e console TCI per l’Alta Irpinia, con il supporto del Touring Club italiano.

Ciao Angelo ci racconti come e perché nasce il “club di territorio Paesi d’Irpinia”?

«Il club nasce per il preciso intento di tutelare, difendere e valorizzare il territorio dell’Irpinia. L’azione del club di territorio si muove attraverso le fila del volontariato e della difesa della cultura del viaggio. Grazie alle visite di alcune delegazioni del Touring Club italiano in Irpinia si è riusciti a dare visibilità a questo territorio fino a partecipare alle varie riunioni organizzate dal gruppo campano. Giovanni Pandolfo, ora console regionale del Touring, ha approfittato della riorganizzazione interna per istituire questa nuova forma associativa. I club presenti oggi in Italia sono circa 10 e l’obiettivo che sta alla base del progetto è quello di tutelare ed esaltare luoghi, borghi e paesaggi che vivono una situazione delicata e che potrebbero ambire a divenire il volano per un nuovo sviluppo».

A cosa ti riferisci quando parli di situazione delicata, in che misura riguarda l’Irpinia?

«Il nostro è un territorio stupendo, ricco di risorse e di potenzialità che andrebbero messe a sistema. Ma esistono zone letteralmente stuprate da un’attività scellerata di alcune amministrazioni. Basti guardare ai territori dell’alta irpinia: seppur connotati da un grande bellezza e ricchezza di vegetazione, sono invasi da elettrodotti e pale eoliche, con l’aggiunta del pericolo trivellazioni. Il problema di base è ancora la mentalità di alcune condotte amministrative che non guardano nel giusto modo il nostro territorio».

Cosa intendi?

Secondo alcuni sindaci della nostra provincia la soluzione alla disoccupazione e allo spopolamento dilaganti è ancora riposta nel vecchio modello di industrializzazione. Un’ipotesi assurda in un momento in cui il mondo sta andando da tutt’altra parte. Il lavoro vero si può basare sull’esperienza di chi ha saputo sfruttare le risorse del territorio, come Osvald Zuegg, che ancora oggi sta recuperando terreni abbandonati e da’ lavoro ai contadini; come la stessa Baronia con Grano Armando e i grandi produttori di vini. Invece di pensare all’industrializzazione che nel corso degli anni ha riempito l’Irpinia di capannoni ormai vuoti ed ha modificato il territorio deviando il corso dei fiumi – vedi l’Ofanto nell’area industriale di Calitri e il Calore su quella di San Mango ad esempio – proviamo a capire quali fatturati spostano queste aziende, quanto reale lavoro creano. Dobbiamo difenderlo questo territorio, di certo non è macchiandolo con l’ombra del petrolio che riusciremo a vendere i nostri prodotti ed i grandi imprenditori è ora che comincino a comunicare tra loro».

Il lavoro del club prevede anche un rapporto diretto con gli amministratori e i sindaci dei piccoli comuni, che idea ti stai facendo della nostra provincia?

«Esistono amministrazioni virtuose e lungimiranti che stanno lavorando per dare un futuro a questa terra, ma ci sono anche casi in cui si sente il peso dei grossi limiti di una mentalità che vive ancora di speculazioni e dei contributi europei utilizzati in modo improprio. Hanno diritto gli amministratori a stuprare un paesaggio per appianare il bilancio comunale? Può un singolo comune autorizzare decine di pale eoliche sui confini comunali come è successo per Castelvetere sulle colline di Montemarano? Può Conza autorizzare le pale sotto Cairano, quando Cairano stessa aveva rinunciato ai contributi europei per non vedersele piazzate nelle sue colline? Questi sono processi irreversibili, è importante prenderne coscienza».

Come si prefigge il Club di territorio di rilanciare l’Irpinia?

«Il progetto è quello di lanciare un piano di valorizzazione rurale per tutalare e promuovere l’Alta Irpinia, un piano che ipotizzi un parco naturale ad alta sensibilità ecologica le cui produzioni migliori, come la pasta, l’olio, il vino, possono fregiarsi di questo “marchio”. La direzione nazionale del Touring ha assunto in questo senso una posizione precisa e si vuole suggerire agli amministratori una nuova strada possibile, convincerli a prendersi carico di qualche vincolo sul territorio. Per cui ripartire da una manutenzione conservativa, da un restauro paesaggistico che preveda tra le altre cose la graduale dismissione dell’eolico e l’interramento dei tralicci. L’Expo, ad esempio, ci mostra fin da subito quali sono i temi su cui scommettere: ambiente, terra e turismo e noi, che ci avvicendiamo ad un futuro post crisi, dobbiamo capire che, tra i beni reali, al primo posto c’è la terra, il resto non ha funzionato».

Come tu saprai l’Alta Irpinia è stata selezionata come area prototipale dal Dipartimento dello Sviluppo e della Coesione Territoriale e dalla Regione Campania, un’area sulla quale promuovere progetti integrati di sviluppo locale che darà vita alla “Città dell’Alta Irpinia”. Cosa pensi del progetto?

«Pochi giorni fa la Regione Campania mi ha invitato al tavolo dei consulenti come esperto e console Touring Club Italiano per l’Alta Irpinia. Lungo il colloquio con il Formez ho avuto un’impressione positiva: ho apprezzato questa fase di ascolto del territorio e reputo sia la base di ogni buona azione progettuale. Le mie perplessità ricadono sul numero basso delle persone intervistate con criterio discrezionale da parte dei sindaci. Questa fase di ascolto andrebbe ampliata e par la fase di progettazione andrebbe capito chi svolge il ruolo di coordinamento delle idee. Dal canto mio, in quella sede ho portato avanti il ruolo fondamentale dei trasporti e quindi di connettere paesi e territori, e il ruolo del parco naturale che, come si ha modo di intuire, calza perfettamente con l’idea della città dell’alta irpinia. Auspico, constatando la forte opportunità insita nel progetto pilota, che alla fase di ascolto seguirà una fase di partecipazione collettiva ai progetti. Sarebbe una sciagura vedere che le decisioni saranno prese soltanto dai sindaci, le organizzazioni e i comitati dei cittadini devono essere coinvolti nella fase di ideazione. Anche perché oggi vedo più avanzato sul piano culturale il mondo delle associazioni che quello delle amministrazioni».

.

L’intervista su Orticalab, QUI

 

 

 

 

 

Condividi