03 Feb Un vincolo per tutelare il paesaggio
Il Corsivo, 30 gennaio 2016
Angelo Verderosa scrive dell’opportunità e della necessità di istituire ‘vincoli’ per la salvaguardia dell’ambiente e del paesaggio.
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di Angelo Verderosa
Cosa può salvare oggi il nostro paesaggio dall’aggressiva speculazione energetica in atto ?
Al di là degli strumenti urbanistici comunali o regionali, quali PEC e PEAR, piani energetici che dovrebbero valutare e disciplinare le aree su cui impiantare macchine eoliche e altro, necessita nell’immediato un riconoscimento autorevole per le valenze paesaggistiche e ambientali del nostro territorio irpino. Questo riconoscimento è conferito in Italia dal MiBACT, dal Ministero dei beni e delle attività culturali e del turismo.
Durante l’assemblea tenuta ad Aquilonia sabato scorso, gran parte dei sindaci presenti hanno aderito alla proposta del Coordinamento dei Comitati Civici dell’Alta Irpinia che prevede il ricorso al Ministero per il riconoscimento del valore paesaggistico di parti significative del territorio rurale altirpino; tra questi: Sant’Angelo dei Lombardi, Sant’Andrea di Conza, Calitri, Teora, Cairano; Monteverde ha aderito post-assemblea; altri comuni, non ricadenti nell’areale alto-irpino, sono interessati e non vorrebbero essere esclusi dall’iniziativa. Si tratta di scrivere un protocollo d’intesa, stabilire un metodo di lavoro, formare un gruppo operativo di supporto alle Soprintendenze attingendo alle competenze e alla consulenza gratuita già assicurata dai comitati. Individuato il percorso, altri comuni potranno procedere anche autonomamente. Obiettivo: salvaguardare la bellezza del territorio rurale dell’entroterra appenninico irpino.
L’assemblea di Aquilonia costituisce quindi uno spartiacque tra una pregressa partecipazione ‘passiva’ e una subentrata fase ‘attiva’ degli attori del territorio.
Comitati, Associazioni, Movimenti, Diocesi e Comuni prendono la stessa strada: difesa ad oltranza del territorio, del magnifico paesaggio, delle risorse naturali. E questa volta non si tratta della visione isolata di qualche sognatore. Sono passati 7 anni dall’idea di un parco rurale paesaggistico per l’Alta Irpinia; all’epoca ne parlammo come Comunità Provvisoria e poi attraverso gli Stati Generali dei comuni altirpini. Adesso, purtroppo, lo scempio del territorio è molto più esteso e di conseguenza molto visibile. Ma i cittadini, le comunità (soprattutto i neo-abitanti, i ragazzi che si sono laureati e quei pochi che hanno deciso di restare) hanno compreso che il vantaggio di pochi è divenuto sventura per molti; complici alcuni indaffarati uffici tecnici comunali, distratti amministratori e arguti colletti bianchi regionali, si sono stuprati migliaia di ettari nell’Irpinia collinare d’oriente. Pale ed elettrodotti hanno soppiantato le spighe di grano e incombono sui cigli stradali in spregio ad ogni normativa sismica. Sono centinaia e centinaia e altre 500 nuove pale stanno per essere autorizzate in questi giorni dagli uffici regionali. Da una parte si co-finanziano aziende agricole, country-house e recuperi dei centri storici e dall’altra si massacrano i paesaggi che li circondano. E’ l’ecatombe per agriturismi, carmasciano e pasta di farina senatore cappelli. La polverizzazione dell’olio sintetico che lubrifica i rotori delle pale cade sulle spighe di grano… Eliche e luci-flash disturbano i flussi migratori dei volatili. Il rumore di poche pale era sopportabile, quello di centinaia di pale è divenuto rumore assordante, inquinamento acustico. Nuove pale comportano nuovi elettrodotti, cavi elettrici ad alta tensione stesi su orti, vigneti e boschi; e tra le case, ronzii e campi elettromagnetici, anch’essi nocivi a residenti ed animali.
E vogliamo accennare agli impianti a biomasse che a breve saranno immessi anche qui in Irpinia con lo sblocca-Italia ? Come a ridosso del Goleto, dove già si brucia stearina ed olio di palma proveniente dal Sudamerica; a breve saranno decine e decine le nuove centrali elettriche; ogni fabbrichetta post-sisma vorrà dotarsi di bruciatori perché oggi, con gli incentivi statali, conviene più abbrustolire biomasse e vendere energia elettrica che fare bulloni o merendine.
E le trivelle petrolifere, e le cave e le discariche e il fotovoltaico su suolo agricolo ?
Ma perché non si favorisce il fotovoltaico sui tetti delle nostre case anziché metterlo nei frutteti ? Nel Nordeuropa si costruiscono ferrovie e nuove ampie strade: sono per le biciclette, mentre qui sbanchiamo ancora argille in frana per farne inutili bretelle carrabili; mentre qui chiudiamo le ferrovie esistenti. Purtroppo subiamo politiche arcaiche e fallimentari.
Come sintonizzarci col resto d’Europa ?
Ci proviamo nell’immediato con una presa di coscienza –condivisa-, con la richiesta unitaria, promossa da comitati e comuni, per un vincolo paesaggistico, detto tecnicamente ‘dichiarazione di notevole interesse pubblico’ ai sensi del D.Lgs. 22 gennaio 2004, n. 42 (Codice dei beni culturali e del paesaggio).
Perché ?
Nella contingenza, se veramente voluto dalle comunità e dagli amministratori, il vincolo paesaggistico è l’unico strumento utile e autoritario per fermare lo scempio in atto.
Nel prosieguo, se diffuso e condiviso, diventerà strumento di sviluppo. Paesaggio tutelato significa coerenza con i processi economici comunitari e regionali messi finora in atto: agricoltura, cultura e turismo. Ambiente. Nuova ruralità.
Bisogna quindi scegliere insieme: o la salvaguardia organica di borghi, monumenti e paesaggi (a medio termine e con ritorno economico collettivo) oppure l’utilizzo speculativo delle restanti risorse ambientali con ristori legati alla produzione eolica e alle biomasse (a breve termine e con arricchimento economico di pochi).
Perché chiedere il vincolo, qual è il valore del nostro territorio ?
Opportuno far seguire qui il testo licenziato dall’assemblea di Aquilonia, documento efficace e di grande sintesi sul quale scrivere adesso il protocollo d’intesa tra comuni, diocesi, comitati, provincia e soprintendenza.
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<<Il paesaggio rurale dell’entroterra campano dell’Appennino meridionale, ed in particolare il paesaggio collinare dell’Alta Irpinia che va dalle sorgenti dell’Ofanto presso l’Abbazia del Goleto, attraversato dall’Appia antica e che si svolge attraverso balze, altopiani e crinali per l’intero tratto alto del fiume Ofanto, fino a Monteverde, deve essere preservato e valorizzato quale bene quale paesaggistico, rurale, storico e ambientale capace di indurre lo sviluppo economico correlato alla bellezza dei luoghi, all’agricoltura sostenibile e al turismo della cosiddetta slow-life. L’ambito geografico definito ‘Alta Irpinia’, già duramente provato dal disastroso terremoto del 1980, deve essere preservato dallo scempio paesaggistico che si preannuncia nelle aree interne soggette a spopolamento. E’ in atto una scellerata corsa che, in mancanza di immediate e ferree azioni di salvaguardia, comprometterà irrimediabilmente la bellezza del paesaggio rurale dell’entroterra appenninico : elettrodotti, eolico selvaggio, cave, discariche, trivellazioni e perforazioni petrolifere.
Noi Comuni, Diocesi, Associazioni e Comitati civici, qui firmatari, siamo fermamente convinti che <<il paesaggio non va né tutelato e né modificato in nome di soli principi estetici. Al paesaggio ‘da guardare’ vogliamo saper sostituire un paesaggio –preservato- ma ‘da vivere’; piuttosto che ripetere stancamente il luogo comune secondo cui ‘la bellezza salverà il mondo’ vogliamo ribadire che la bellezza non salverà nulla, se noi non sapremo salvare la bellezza>> (cit. Lectio Magistralis tenuta da Salvatore Settis nell’Università di Reggio Calabria il 14.1.2014).
Richiamiamo qui la Convenzione europea del paesaggio, come adottata dal Comitato dei Ministri del Consiglio d’Europa a Strasburgo il 19 luglio 2000 ed aperta alla firma degli Stati membri dell’organizzazione a Firenze il 20 ottobre 2000.
Alle Autorità competenti in materia, in particolare agli organi del MiBACT, facciamo istanza di vincolo paesaggistico;
considerato :
-che le aree agricole, boschive e di crinale collinare dei territori comunali dell’Alta Irpinia, come individuate nel grafico planimetrico preliminare allegato, possiedono qualità paesaggistiche di rilievo in quanto vi sono caratteri unici e distintivi che derivano dalla natura e dalla storia umana e dalle loro reciproche interrelazioni e che in questi caratteri identitari, assumibili come ‘paesaggio culturale’, si riconoscono le comunità locali;
-che la Regione Campania è priva dell’adozione di un ‘piano paesaggistico’ che possa tutelare i beni predetti; è altresì priva di un PEAR (piano energetico regionale) che possa disciplinare la speculazione eolica in atto;
-che è in atto la manomissione dei nostri beni paesaggistici ad opera di elettrodotti, eolico selvaggio, fotovoltaico su suolo agricolo, cave, discariche, trivellazioni e perforazioni di varia natura, e che tali beni paesaggistici non saranno più ripetibili e non potranno essere più trasmessi alle future generazioni;
-che la Corte Costituzionale ha ribadito in numerose sentenze il forte nesso che lega l’art.9 della Costituzione (dove si prescrive la tutela del paesaggio) all’art. 32, dove si assicura ai cittadini la tutela della salute «come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività»;
-che il Consiglio di Stato con sentenza n.3652/2015 ha fortemente ribadito l’assoluta importanza della tutela del paesaggio quale bene comune fondamentale che non può sottostare a nessun altro interesse, tanto meno a quelli meramente economici;
-che la tutela dell’ambiente è in Italia un «valore costituzionale primario e assoluto» in quanto espressione di un interesse diffuso dei cittadini;
qui riuniti, CHIEDIAMO
la ‘dichiarazione di notevole interesse pubblico’ ai sensi del ‘Codice dei beni culturali e dell’ambiente’ di cui al D.Lgs n°42/2004 e s.m. e i. del paesaggio rurale dell’Alta Irpinia secondo la planimetria preliminare e la carta di sintesi dei principi vincolistici, allegati.
La richiesta è motivata con riferimento alle caratteristiche storiche, culturali, naturali, morfologiche ed estetiche delle aree agricole, vallive e collinari del nostro territorio in quanto possiedono significato e valore identitario per le popolazioni che vi abitano, per gli emigrati che vi tornano, per poeti ed artisti che vi hanno tratto ispirazione, per coloro che vi hanno svolto ricerche e studi, per i turisti e per le generazioni future che verranno.
Hanno scritto della bellezza e delle peculiarità del paesaggio dell’Alta Irpinia, a partire da Quinto Orazio Flacco (Satire) e Publio Virgilio Marone (Eneide), illustri studiosi quali Francesco De Sanctis (1817-1883), Giustino Fortunato (1848-1932), Emile Bertaux (1869-1917) e Guido Dorso (1892-1947); fino alle recenti pubblicazioni e produzioni teatrali e cinematografiche di interesse internazionale promosse da Ettore Scola, Paolo Rumiz, Franco Dragone e Vinicio Capossela. Capossela, musicista e antropologo ha scritto di recente (2015) per Feltrinelli editore ‘Il paese dei coppoloni’, ambientato tra Calitri, Cairano, Andretta e Sant’Angelo dei Lombardi; nel gennaio 2016 ne è stato tratto un film documentario in digitale che riscuote successo in tutte le sale italiane.
Riteniamo che l’area di cui si chiede il vincolo ha notevole interesse pubblico perché data la natura orografica dei crinali coltivati che si innalzano dalle anse del fiume Ofanto e dei suoi numerosissimi torrenti affluenti, con intense punteggiature di salici, querce, oliveti e roverelle, oltre a costituire un quadro naturale di non comune bellezza panoramica, avente anche valore estetico e tradizionale, offre dei punti di vista accessibili al pubblico dai quali si può godere lo spettacolo di queste bellezze; punti godibili attraverso le numerose stradine interpoderali nonché lungo la ferrovia della tratta Avellino-Rocchetta S.Antonio che, parallela al fiume Ofanto, attraversa l’intera area dell’Alta Irpinia; punti, inoltre godibili ed avvistabili dai centri storici dei comuni interessati, dai castelli e dalle chiese.
L’imponente complesso monastico dell’Abbazia del Goleto, la distesa della ‘Querceta dell’Incoronata’, l’alveo sorgentizio e il corso del fiume Ofanto e dei numerosi affluenti, gli irti centri storici provati dal sisma del 1980 da cui si traguardano alture e valli, l’Oasi WWF sul lago di Conza, il Parco Archeologico dell’antica Compsa, la Rupe di Cairano, le aree naturalistiche e i siti d’interesse comunitario quali i ‘Boschi di Guardia e Andretta’, il Lago di S.Pietro Aquilaverde, il Bosco di Castiglione, tra loro costituenti il più importante corridoio faunistico migratorio dell’Italia meridionale, accompagnano il viaggiatore attraverso un reticolo di percorsi rurali, già luoghi di transumanze e pellegrinaggi, offrendogli la vista di un quadro naturale quanto mai suggestivo.
L’asse nord-sud dell’areale interessato coincide inoltre col corridoio migratorio dei grandi volatili: gru, cicogne, rapaci ed aironi (in data 8 gennaio 2016 e per la settimana seguente uno stormo di 500 ‘gru’ ha invaso l’oasi WWF del lago di Conza della Campania; evento di notevole interesse ornitologico e scientifico); abitualmente la cicogna nera stazione sul lago di Aquilonia-Monteverde, nibbi reali e falchi lanari nidificano sulle rupi di Cairano.
La civiltà arcaica di Cairano-Oliveto Citra è baricentro di interesse archeologico dell’appennino interno campano, luogo di transito e di incontro delle diverse civiltà dei due mari. Nella toponomastica delle contrade rurali ricorrono i nomi nella storia dell’Irpinia e dell’Italia meridionale.
Sono parte integrante, peculiare e qualificante del paesaggio, di cui si chiede il vincolo, le pratiche agricole, le conoscenze tradizionali e la estesa diversità bio-culturale: sistemi complessi che hanno fornito finora un contributo importante alla costruzione ed al mantenimento del paesaggio tradizionale alto-irpino ad essi associati.
PROPONIAMO
-l’istituzione di un ‘protocollo d’intesa’ tra Soprintendenza, Comuni, Provincia, Diocesi, Associazioni e Comitati civici al fine di raggiungere le finalità valoriali proposte;
-un gruppo di lavoro partecipato, a titolo di volontariato, dai consulenti tecnici dei comitati civici al fine di predisporre la cartografia e quanto altro necessario all’apposizione del vincolo paesaggistico antro il minor tempo possibile al fine di evitare ulteriori danni al bene paesaggistico condiviso.