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Sfide di valorizzazione integrata, seminario di studio nel Cilento

Sfide di valorizzazione integrata, seminario di studio nel Cilento

 

L’Arch. Verderosa è relatore al Seminario “Sfide di valorizzazione integrata”, sabato 20 maggio 2017 a Vallo della Lucania, nel Cilento. “Paesi e Paesaggi rurali, il ruolo dell’Architettura nella valorizzazione integrata”, il titolo del contributo supportato da audio-visivi.  Con l’Associazione Identità Mediterranee, Ance, Ministero Beni Culturali, Ordine Architetti Salerno e la Fondazione Italiana per la Bioarchitettura.

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“Architettura, Patrimonio Culturale e Turismo – Sfide di valorizzazione integrata”

 Associazione Identità Mediterranee, Ance, Ministero Beni Culturali, Ordine Architetti Salerno e la Fondazione Italiana per la Bioarchitettura.

Obiettivo della giornata, che ha visto l’incontro e il confronto di architetti e di professionalità a vario titolo coinvolte nel delicato processo di conservazione, ri-disegno e valorizzazione delle strutture dei paesaggi culturali, è stato quello di condividere, con  la conoscenza della complessità dei differenti territori rurali, le sfide connesse al mantenimento delle loro  specifiche identità  pur nell’utilizzo di nuovi linguaggi formali e di mutate esigenze di usi e di comportamenti sociali.

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L’inscindibile insieme ‘Architettura-Paesaggio rurale’, testimonianza della resilienza delle aree collinari della Campania ed in generale delle strutture “culturali” antropizzate appenniniche,  è stato indagato nella sua peculiarità di “organismo vivente”, dinamico, soggetto a mutamenti , e rappresentato come un esempio specifico di ‘biodiversità’, “diversità” “bio” profondamente ancorata agli ecosistemi naturali e intimamente assoggettata alle mutevoli e mutanti esigenze delle comunità umane.

La convinzione, tipica dei paesaggisti, che l’insieme, meglio, gli insiemi sopra citati, composti da elementi naturalistici culturalmente modificati in uno stato di continua evoluzione e di dinamico equilibrio , siano tra le manifestazioni di valore eccezionale del genio e della creatività umana,  un bene da tutelare alla pari dei ‘monumenti’e  delle città; e da decodificare ben oltre il mero aspetto agricolo delle coltivazioni, è stata non solo condivisa dai presenti ma soprattutto individuata come chiave di lettura per strategie sostenibili di valorizzazione diacronica del patrimonio culturale nel suo complesso unitario insieme. Con un riferimento più puntuale rispetto alle azioni del PSR Campania, la conseguenza del dibattito è stata nel  bisogno di procedere alla loro progettualità basandosi su una visione olistica dei paesaggi rurali, con una prospettiva capace di integrare in modo armonioso il vecchio e il nuovo, architetture e coltivazioni, sistemi idraulici e foreste, produzioni e viabilità, con una dovuta estensione al patrimonio immateriale, nell’accezione ad esso dato in sede di Convenzione UNESCO di strumento e manifestazione delle radici identitarie dei siti. L’invito è stato pertanto quello di evitare la frammentazione incoerente della progettualità a favore di un suo disegno unitario e coerente volto a salvaguardare i valori millenari dei paesaggi rurali a favore delle comunità locali e dei visitatori/turisti/fruitori esterni dei territori.

Ad essi, e soprattutto alle future generazioni eredi dei valori connessi alle trasformazioni millenarie del suolo, alla sapienza di singoli e di comunità succedutesi per secoli nella sapiente modifica degli habitat naturali,si è rivolto il pensiero dei partecipanti. Il paesaggio rurale è ancora lo strumento più idoneo a comunicare il fascino e la storia dell’entroterra appenninico, campano e non solo: esso è ancora la fonte possibile di economie ecosostenibili, la chiave di uno sviluppo cosciente del nuovo ma lontano dai processi di massificazione, dalla perdita di identità  e dall’”usura” delle mete più usuali.

Su questa base teorica condivisa si sono quindi dedotte posizioni specifiche.

La figura professionale dell’architetto deve divenire sempre più protagonista nel sociale attraverso azioni di volontariato e di salvaguardia della ‘bellezza’ così diffusa e così a rischio nei nostri territori. .

Il ‘progetto’ deve ritrovare la sua forza visionaria, facendosi percorso tra l’istanza amministrativa, l’attuazione di cantiere (inteso anche come scuola) e la nascita di nuove attività attrattive legate all’accoglienza e alla promozione dei valori culturali e paesaggistici degli ambiti territoriali. I progetti di recupero e valorizzazione delle architetture e degli ambiti rurali devono essere finanziati dall’economia pubblica per la loro unicità, per la loro testimonianza storica e non solo per un loro mero ritorno economico .

Bisogna far capire che il paesaggio rurale dell’entroterra campano, è un’autentica ultima risorsa, testimonianza concreta della biodiversità applicata a beni territoriali complessi di tipo storico, architettonico e ambientale. 

Alcuni punti discussi:

L’ambito di idee è riferibile non solo al Cilento ma all’intero territorio appenninico campano.

  1. Necessita proteggere –attraverso nuove regole ed estesi vincoli- il territorio dalle manomissioni e dalle speculazioni energetiche in atto (eolico selvaggio, elettrodotti, fotovoltaico a terra, cave, discariche, biomasse, trivellazioni petrolifere).
  2. L’architettura cosiddetta minore, i ruderi resilienti sui crinali delle nostre colline: masserie, fienili, frantoi, mulini, cappelle rurali, borghi abbandonati devono essere censiti e recuperati con fondi pubblici; non interessa acquisire la proprietà, servono accordi con  i proprietari che ne permettano la visita e la sosta del pubblico dopo il recupero.
  3. Non servono nuove ed inutili infrastrutture viarie, bisogna fare una manutenzione ordinaria di quelle che abbiamo, rimuovere i rifiuti accumulati nelle cunette stradali e valorizzarle con l’abbellimento; bisogna ad esempio promuovere la ri-alberatura delle strade; gli alberi fanno il paesaggio e ci danno informazioni lungo i nostri percorsi. Necessita la rimozione della segnaletica abusiva e la realizzazione di un piano informativo essenziale e coordinato.
  4. Necessita studiare e valorizzazione i ‘cammini’ religiosi di cui il territorio è partecipe da millenni di storia; schedarli, connetterli in una rete intercomunale, ripulirli, abbellirli e avviarne una manutenzione sistematica; diffondere i ‘cammini’ nei circuiti dei camminatori e dei pellegrini, attraendo viaggiatori a livello internazionale. Gli stessi cammini possono essere attrezzati e segnalati anche come ciclovie.
  5. Necessita avviare percorsi di studio e di formazione attraverso la conoscenza e il viaggio nel territorio. Si potrebbe avviare un ‘codice di pratica’ per disciplinare ed al contempo facilitare le azioni di recupero e di manutenzione e nel territorio rurale. Un ‘codice’, un ‘manuale operativo’ che attraverso schede illustrate faciliti il lavoro sia ai progettisti che agli uffici tecnici e alle soprintendenze deputate al controllo; avviare una prassi virtuosa senza cominciare daccapo ogni volta; come si deve realizzare una recinzione compatibile col paesaggio rurale, come una stradina di accesso al fondo, come aprire una nuova finestra, quale intonaco utilizzare, quale tipo e quale forma di pietra utilizzare, ecc. _ Riguardo la parte attuativa, ad esempio, col supporto dell’Ance-Aies si potrebbe aprire un ‘cantiere scuola’.  Su queste azioni si potrebbe avere il sostegno di qualche misura regionale nel campo della ‘formazione’. Il ‘manuale’ deve tener conto della ricerca scientifica in atto nel campo del contenimento dei consumi energetici, dell’impiego di materiali ecologici, privi di emissioni inquinanti e possibilmente prodotti in loco, in una filiera a km. zero.

 

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